Pasimafi e gli altri scandali, Volume II: il Professor Fanelli assolto dal Tribunale di Lecco
Dopo il Tribunale di La Spezia, anche quello di Lecco smonta le ipotesi accusatorie della Procura di Parma e archivia parte delle accuse contro il medico. Poi, rigetta il reclamo dell’Ospedale Maggiore contro il decreto di archiviazione
Inoltre per quanto riguardava i consulenti stretti del Prof. Fanelli, il PM di Lecco ravvisava la mancanza di “elementi idonei e sufficienti a sostenere l’accusa con particolare riferimento al loro elemento soggettivo”, infatti dalle “informative riepilogative dei NAS non si rinvengono elementi tali a da dimostrare la consapevolezza degli indagati nelle (ipotetiche) condotte illecite del Fanelli”.
Questa archiviazione motivata piovve, durante l’Udienza Preliminare in corso a Parma, come una bordata all’accusa tale da far presagire che se tutta l’indagine condotta dai NAS, con il coordinamento del PM Dott. Giuseppe Amara, fosse stata caratterizzata dalla superficialità riscontrata dai magistrati di Lecco, si sarebbe trasformata in un flop investigativo di proporzioni raramente viste.
Così, nel bel mezzo dell’udienza Preliminare, la dott.ssa Micucci, con una sentenza di elevato profilo motivazionale giuridico, ha disposto che buona parte delle vicende contestate al Prof. Fanelli ed altri erano di competenza del Tribunale di Lecco (Ibsa, MundiPharma, Grunenthal, Teleflex, Prostrakan, St Jude Medcial, Menarini, World Medicine Park e Doctor Consulting), la vicenda Spindial – Alteco del Tribunale di La Spezia mentre le rimanenti vicende (associazione per delinquere, favoreggiamento, peculato, le accuse contro le farmaceutiche Molteni, Angelini, Advance Medical System), continuarono l’udienza preliminare a Parma.
Udienza preliminare di Parma che si è conclusa con il rinvio giudizio di quasi tutti gli indagati rimasti, ad eccezione del Prof. Antonio Mutti, assolto con il rito abbreviato: ad oggi si è svolta una sola udienza a causa della indisponibilità di locali idonei a prevenire i possibili contagi da COVID-19.
Sappiamo anche, come raccontato nel Volume I, come è finta per i Grondelli ed il Prof. Fanelli a La Spezia ovvero con l’archiviazione per infondatezza della notizia di reato. Ma come è finta la maggior parte dell’inchiesta Pasimafi, al Tribunale di Lecco?
Con la sentenza motivata di archiviazione del Prof. Fanelli e dei suoi concorrenti (trattandosi di corruzione) per quasi tutte le vicende e quasi tutti i capi d’imputazione trasmesse per competenza a Lecco.
Il PM di Lecco, Dott. Paolo Del Grosso evidenzia che “la questione principale di numerose imputazioni o parti d’imputazioni a carico di Fanelli Guido … laddove non siano contestati dei precisi atti del proprio ufficio (contrari o non ai doveri), si è optato per la configurazione del reato di corruzione per lo stabile asservimento della pubblica funzione agli interessi privati”.
Il Dott. Del Grosso prosegue sostenendo che “una tale qualificazione giuridica … se è pur vero che non richiede l’enucleazione dettagliata dei singoli atti del pubblico ufficiale viziati dall’influenza retribuita dal privato, necessità in ogni caso della indispensabile correlazione tra l’attività del soggetto agente corrotto con la sfera di competenza del proprio ufficio”.
“Nel caso di Guido Fanelli tale aspetto presenta indubbie difficoltà e incertezze, in quanto trattasi di un soggetto che, da un lato ricopre diversi incarichi pubblici … dall’altro lato, lo stesso soggetto, … riveste un ruolo di c.d. opinion leader nella materia della terapia del dolore e in tale veste, del tutto informale, svolge tutta una serie di attività, … del tutto separate da quelle attinenti e collegate alla sua qualifica pubblica, …strettamente privatistiche che nulla hanno a che fare con l’attività della pubblica funzione ricoperta dal Fanelli.”
“In altri termini, quando Fanelli Guido presenta un lavoro scientifico … o quando fornisce … consulenze indebite su strategie di marketing farmaceutico … non esercita alcuna funzione pubblica e sicuramente non svolge alcun atto pubblico.”
Il Magistrato lecchese conclude trasponendo l’ipotesi accusatoria all’esercizio della propria funzione di magistrato per meglio far comprendere il proprio ragionamento: “E’ come se un magistrato facesse, a pagamento, delle consulenze commerciali e giuridiche per uno studio legale del circondario dove presta servizio, ma senza occuparsi di aspetti relativi ai procedimenti allo stesso assegnati. …Si tratterebbe di un grave illecito disciplinare, ma certamente non si potrebbe parlare di corruzione.”
La prova provata del ragionamento del PM vien offerta dallo stesso NAS che “nell’informativa conclusiva, elenca gli incarichi debitamente autorizzati svolti da Fanelli Guido per le aziende private, definendoli appunto “incarichi extraistituzionali”, cioè che non hanno alcuna attinenza con le attività della Pubblica Funzione.”
Il PM Paolo Del Grosso affronta con questa impostazione giuridica ogni vicenda riguardante Pasimafi proveniente da Parma e ne chiede l’archiviazione, ottenendola dal GIP.
Dunque, torniamo all’inizio. Perché si è arrivati fino a questo punto, sputtanamento mediatico, usando un termine ormai ammesso dalla Zingarelli, vite rovinate e soldi pubblici gettati?
Non era sufficiente un approfondimento giuridico e critico sul lavoro investigativo condotto dai NAS, che certamente un PM avrebbe dovuto porre in essere, evitando tanto spreco di denaro pubblico e ma soprattutto evitando di annientare la vita di un centinaio di persone ed in particolare a quelle 18 persone per le quali il PM Dott. Giuseppe Amara ebbe l’ardire di richiedere un provvedimento di cautelare in Carcere?
A proposito di denaro pubblico, avete un’idea di quanto possano costare, approssimato per difetto, mesi di intercettazioni (col senno di poi inutili?). Ne parleremo nei prossimi volumi.
A, a proposito di soldi… al Prof. Fanelli il Tribunale di Parma ha dovuto restituire circa 1,7 milioni di euro, tra denaro e beni, precedentemente sequestrati. Tra essi il famoso yacht che diede il nome all’inchiesta. Era necessario quel sequestro?