A frenare l’adozione dei biosimilari, ha spiegato Pani, c’è una certa diffidenza sulla loro sicurezza. ”In teoria un biosimilare potrebbe essere più sicuro dell’originator”
I risparmi potenziali che si potrebbero avere dall’uso estensivo dei farmaci biosimilari ”ancora non si vedono”, nonostante i continui sfondamenti del tetto alla spesa farmaceutica giustificherebbero un’adozione maggiore di queste terapie. Lo ha affermato il direttore generale dell’Aifa, Luca Pani, a margine di un convegno sul ‘Decalogo dei farmaci biosimilari’ in corso a Roma. ”I biosimilari permetterebbero risparmi importanti – ha sottolineato Pani – che però ancora non vediamo, anche se non siamo i soli in Europa. Un uso maggiore servirebbe anche per spingere chi produce gli originatori ad abbassare il prezzo, ma finché rimangono con una fetta marginale del mercato questo meccanismo non c’è. Noi siamo preoccupati, anche quest’anno la spesa ospedaliera si avvia a superare il tetto di 1,2-1,3 miliardi”. A frenare l’adozione dei biosimilari, ha spiegato Pani, c’è una certa diffidenza sulla loro sicurezza. ”In teoria un biosimilare potrebbe essere più sicuro dell’originator – ha spiegato -, anche se i problemi di sostituibilità in questo caso vengono amplificati rispetto agli altri farmaci, l’indicazione è che una volta che si è trovato un prodotto che va bene è meglio non cambiarlo, ma per una nuova terapia il biosimilare va bene. C’è sempre il diritto del medico di scegliere la terapia, che è sacrosanto, ma la scelta deve essere fatta ‘in scienza e coscienza’. Non è possibile ad esempio che, come succede, si moltiplichino all’improvviso le segnalazioni di eventi avversi perchè questo è l’unico modo di poter prescrivere il farmaco originale”.
Farmaci: con biosimilari risparmi fino a 25%, ma poco usati
Da esperti decalogo contro luoghi comuni
Un sempre maggior numero di farmaci biologici, quelli spesso così costosi da mettere in serio pericolo le casse del Ssn, ha il suo corrispondente biosimilare, con un risparmio possibile fino al 25%, ma ci sono ancora forti resistenze alla loro adozione. A mettere in fila le dieci affermazioni più importanti su questo tipo di farmaci sono stati gli esperti nel convegno ‘il decalogo dei biosimilari‘ a Roma. ”Quello che si dovrebbe capire – ha spiegato Armando Genazzani, responsabile scientifico del Convegno e farmacologo dell’università del Piemonte Orientale – è che se un farmaco biosimilare è stato approvato dalle autorità europee può essere usato al posto dell’originator. Questo può portare a un risparmio anche del 25% su terapie molto costose”. Il decalogo contiene affermazioni che riguardano dall’iter registrativo dei farmaci, la prima delle quali è che ‘i biosimilari sono interesse dei pazienti e dei cittadini, perchè rientrano nella cultura della competizione e non dello spendere meno’, alla sua sicurezza, con la richiesta che ‘la post marketing surveillance deve essere sfruttata per sancire in via definitiva la sostituibilità tra i prodotti’. Il problema principale che si vede nella pratica evidenziato anche dal decalogo, ha spiegato Giuseppe Traversa, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità, è proprio nello ‘switch’ da un farmaco al biosimilare. ”Spesso i clinici affermano che non si può cambiare in corsa una terapia – spiega l’esperto – ma in realtà dal 30 al 50% dei malati cronici cambia già terapia entro pochi anni senza che ci siano stati confronti di efficacia. Lo switch c’è già, non si capisce perchè non possa essere fatto con un biosimilare. L’importante, ma questo vale sia per i biosimilari che per l’originator, è continuare la sorveglianza post marketing nel tempo, mentre per i generici non c’è questa necessità”.