Una serie di perquisizioni e sequestri è in corso in diverse sedi della casa farmaceutica Menarini. L’attività è condotta dai carabinieri del nas, coordinati dalla procura di Firenze e rientrerebbe fra gli accertamenti disposti nell’ambito di un’inchiesta in cui si ipotizza evasione fiscale e un’ipotesi di reato collegata all’importazione illecita di principi attivi il cui acquisto sarebbe stato fatto risultare ad un prezzo maggiore di quello effettivamente pagato, per poter accantonare fondi da portare all’estero. L’azienda avrebbe nascosto al fisco italiano oltre un miliardo di euro, soldi che sarebbero finiti all’estero e probabilmente rientrati in tutto o in parte con lo scudo fiscale. Ma fra le imputazione ci sarebbero anche l’associazione a delinquere, frodi fiscali e ricettazione. Gli indagati sono 14. Per i legali rappresentati della Menarini, ma anche di altre quattro società del gruppo, è stata chiesta l’interdizione dai rapporti con la pubblica amministrazione.
Per la stessa inchiesta vennero svolte perquisizioni anche nel maggio del 2009. All’epoca gli indagati erano nove. Fra loro i vertici della Menarini: Alberto Aleotti e i figli Lucia e Alberto Giovanni.
Il legale dell’azienda, Roberto Cordeiro Guerra, spiega che "tutte le operazioni di acquisto di principi attivi sono state effettuate a valori di mercato, come già riscontrato in precedenti verifiche e non hanno dunque determinato alcun effetto negativo sulla corretta determinazione degli utili aziendali. Il costo degli acquisti di tali principi attivi, oltre ad essere del tutto congruo ai fini fiscali, in nessun modo influenza la procedura di determinazione del prezzo di vendita al pubblico dei farmaci. Tale prezzo infatti, è fissato dalle autorità nazionali