Imprenditori e sindacati: non applicabile altrove la scelta dell’azienda farmaceutica di Origgio. «Quei lavoratori erano già dentro l’azienda»
Lunedì 30 marzo 2015 – La Provincia
Quello della Novartis di Origgio è «un caso unico», non certo una modalità operativa applicabile ad altre realtà, se non in casi strettamente analoghi a questo.
TO
«Quei lavoratori – spiega – erano già interni all’azienda e i sindacati hanno trovato questa soluzione a fronte di un dubbio legale. All’interno della ristrutturazione, in sostanza, i lavoratori passano da un’azienda a un’altra del medesimo gruppo. Siccome si tratta del primo caso, per non rischiare interpretazioni difformi, si è perseguita questa strada. Non si tratta di licenziamento o riassunzione, né di cessione di ramo di azienda, ma di una riorganizzazione di un gruppo esistente».
Non è un precedente
Differentemente dalla lettura data dal segretario generale della Filctem Cgil di Varese, Ermanno Donghi, per Larghi sarà difficile che quello della Novartis possa rappresentare un precedente da seguire in altre circostanze. A pensarla così è anche il sindacalista Gioacchino Favara (Uilta Como): «L’inserimento delle tutele dell’articolo 18 – commenta Favara – non avrebbe senso se affiancato a una normativa, quella del Jobs Act, che nei fatti ha previsto un meccanismo del tutto differente».
Costo del lavoro
Così anche il pensiero di Enrico Benati (Cna Como): «Il valore aggiunto del cosiddetto Jobs Act – afferma – non sta solo nel superamento dell’articolo 18, quanto piuttosto nella riduzione del costo del lavoro, primo scoglio da affrontare per chiunque voglia far ricerca e innovazione. Quando un’azienda ha personale valido e lavoro è tutto suo interesse trattenerlo a sé. Non penso, però, che sia logico affidare alla contrattazione di secondo livello il superamento delle cosiddette tutele crescenti»
alberto gaffuri