Lo ha dichiarato la stessa ministra in una lettera inviata al presidente della Confesercenti, Marco Venturi, in occasione della presentazione del dossier sugli sprechi in sanità, evitando i quali il Ssn potrebbe recuperare circa 17 miliardi di euro.
Secondo il dossier “Cento esempi di sprechi nella sanità” di Confesercenti, infatti, la principale causa dell’aumento della spesa sanitaria sarebbe da ricercare proprio nei clamorosi sprechi: dagli esami inutili ai ricoveri impropri, dagli ospedali ‘fantasma’ agli interventi chirurgici evitabili. Una situazione che, se fermata, potrebbe portare al recupero di ben 17 miliardi di euro.
“Per garantire qualità nella medicina – afferma Confesercenti – non servono nuove leggi né drastici tagli. Bisogna modificare le cattive abitudini e risanare un settore in cui le risorse non sempre sono utilizzate al meglio”. Gli sprechi maggiori si hanno, secondo Confesercenti, negli ospedali, dove ogni anno si spendono “almeno 5 mld di euro per acquisto di farmaci e beni biomedicali, mentre una diversa organizzazione in rete consentirebbe di risparmiare qualcosa come 500 mln di euro l’anno”.
La Confesercenti ha quindi calcolato i possibili risparmi annui per la spesa sanitaria in base al contenimento degli sprechi in diversi ambiti: 1.700 mln di euro da un migliore utilizzo dei macchinari; 500 mln da acquisti telematici; 2.000 mln da una migliore gestione per ridurre gli errori; 2.000 mln dalla riduzione del 20% di ricoveri impropri per interventi chirurgici; 1.000 mln dalla riduzione del 20% di ricoveri impropri di persone anziane e così via, per un totale di circa 11.000 mln annui.
Nel messaggio inviato a Confesercenti, Turco ha quindi sottolineato che tra le attività del ministero della Salute, “un’attenzione prioritaria sarà riservata alla risoluzione di quelle iniquità nell’erogazione dei servizi sanitari che ancora si registrano soprattutto tra il Nord e il Sud del Paese minando quel principio di equità e uguaglianza nel diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione”.
“Anche per questo – afferma Turco – è importante costruire un federalismo solidale e attento alla salvaguardia dell’unitarietà del Servizio sanitario nazionale, fermando il progetto della devolution che rischia invece di acuire ancora di più le differenze tra le diverse Regioni. Mi riferisco, infatti, ad un federalismo che armonizzi le relazioni tra istituzioni e ridefinisca una funzione nazionale che doti il nostro sistema sanitario e sociale di strumenti di monitoraggio e di valutazione dei risultati, oltre che della formulazione condivisa degli obiettivi di salute e di benessere sociale. Solo così la definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza non resterà sulla carta e i LEA diverranno diritti reali”.
La ministra ha quindi ricordato che il ministero ha già istituito un tavolo di confronto per avviare le basi di un nuovo Patto per la salute al fine di realizzare una valutazione attenta delle differenze tra Regione e Regione, verificare necessità e disponibilità di fondi e stringere un nuovo Accordo tra Governo e Regioni.
“In questo quadro – aggiunge Turco – le politiche di rigore, di attenzione alla qualità e appropriatezza delle prestazioni sanitarie non possono eludere una costante azione di controllo su quelle inefficienze che possono dare luogo a spreco di risorse, a duplicazioni di prestazioni ma anche ad interventi non necessari e, dunque, inappropriati che, oltre a far danno ai bilanci della sanità, non arrecano alcun beneficio per la tutela della salute dei cittadini. Anzi, sono
convinta che rigore, qualità e appropriatezza possano dare luogo ad una sana amministrazione e ad una più mirata offerta di assistenza sanitaria alla popolazione”
Secondo il dossier “Cento esempi di sprechi nella sanità” di Confesercenti, infatti, la principale causa dell’aumento della spesa sanitaria sarebbe da ricercare proprio nei clamorosi sprechi: dagli esami inutili ai ricoveri impropri, dagli ospedali ‘fantasma’ agli interventi chirurgici evitabili. Una situazione che, se fermata, potrebbe portare al recupero di ben 17 miliardi di euro.
“Per garantire qualità nella medicina – afferma Confesercenti – non servono nuove leggi né drastici tagli. Bisogna modificare le cattive abitudini e risanare un settore in cui le risorse non sempre sono utilizzate al meglio”. Gli sprechi maggiori si hanno, secondo Confesercenti, negli ospedali, dove ogni anno si spendono “almeno 5 mld di euro per acquisto di farmaci e beni biomedicali, mentre una diversa organizzazione in rete consentirebbe di risparmiare qualcosa come 500 mln di euro l’anno”.
La Confesercenti ha quindi calcolato i possibili risparmi annui per la spesa sanitaria in base al contenimento degli sprechi in diversi ambiti: 1.700 mln di euro da un migliore utilizzo dei macchinari; 500 mln da acquisti telematici; 2.000 mln da una migliore gestione per ridurre gli errori; 2.000 mln dalla riduzione del 20% di ricoveri impropri per interventi chirurgici; 1.000 mln dalla riduzione del 20% di ricoveri impropri di persone anziane e così via, per un totale di circa 11.000 mln annui.
Nel messaggio inviato a Confesercenti, Turco ha quindi sottolineato che tra le attività del ministero della Salute, “un’attenzione prioritaria sarà riservata alla risoluzione di quelle iniquità nell’erogazione dei servizi sanitari che ancora si registrano soprattutto tra il Nord e il Sud del Paese minando quel principio di equità e uguaglianza nel diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione”.
“Anche per questo – afferma Turco – è importante costruire un federalismo solidale e attento alla salvaguardia dell’unitarietà del Servizio sanitario nazionale, fermando il progetto della devolution che rischia invece di acuire ancora di più le differenze tra le diverse Regioni. Mi riferisco, infatti, ad un federalismo che armonizzi le relazioni tra istituzioni e ridefinisca una funzione nazionale che doti il nostro sistema sanitario e sociale di strumenti di monitoraggio e di valutazione dei risultati, oltre che della formulazione condivisa degli obiettivi di salute e di benessere sociale. Solo così la definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza non resterà sulla carta e i LEA diverranno diritti reali”.
La ministra ha quindi ricordato che il ministero ha già istituito un tavolo di confronto per avviare le basi di un nuovo Patto per la salute al fine di realizzare una valutazione attenta delle differenze tra Regione e Regione, verificare necessità e disponibilità di fondi e stringere un nuovo Accordo tra Governo e Regioni.
“In questo quadro – aggiunge Turco – le politiche di rigore, di attenzione alla qualità e appropriatezza delle prestazioni sanitarie non possono eludere una costante azione di controllo su quelle inefficienze che possono dare luogo a spreco di risorse, a duplicazioni di prestazioni ma anche ad interventi non necessari e, dunque, inappropriati che, oltre a far danno ai bilanci della sanità, non arrecano alcun beneficio per la tutela della salute dei cittadini. Anzi, sono
convinta che rigore, qualità e appropriatezza possano dare luogo ad una sana amministrazione e ad una più mirata offerta di assistenza sanitaria alla popolazione”