30 MAG – “In Italia non abbiamo contatti con gli studenti di Medicina. Gli specializzandi, invece, vengono visitati regolarmente in quanto considerati medici a tutti gli effetti. Hanno già la laurea e l’abilitazione, e stanno perfezionando le loro conoscenze in settori specifici. Di questo percorso fanno sicuramente parte anche i farmaci. Non è sempre vero, poi, che non hanno autonomia prescrittiva, perché nelle università stesse, gli specializzandi sono spesso chiamati anche a sostituire i medici strutturati, a volte in modo inappropriato anche a causa delle carenze di organico. È una realtà e riteniamo che informare uno specializzando sia tanto importante quanto informare un medico strutturato”. Ad affermarlo è Patrizio Mondì, presidente Aiisf (Associazione degli informatori scientifici del farmaco) e vicepresidente Federaisf, commentando la revisione sistematica sul rapporto tra informatori scientifici, studenti in Medicina e specializzandi.
Quanto alle polemiche sui “regali” offerti dalle industrie farmaceutiche per influenzare la scelta prescrittiva dei medici, Mondì ricorda che “esistono delle regole e delle linee guida precise che regolamentano il settore. Tutto quello che gli informatori scientifici fanno vi rientra, compresi i gadget, come la penna o il blocco degli appunti, che sono perfettamente leciti nei limiti del valore di 20 euro annui. Allo stesso modo, esistono regole chiare per i congressi e i campioni gratuiti. Possono esserci dei casi in cui queste regole vanno bypassare a scopo di profitto, ma si tratta di eccezioni, che vanno valutate caso per caso. Gli informatori scientifici sono professionisti seri, con un profilo e con competenze specifiche, che esercitano in modo perfettamente etico nell’ambito delle regole che gli sono state date. Inoltre sono dipendenti delle aziende e riflettono la politica dell’aziende, per le quali vigono regole altrettanto rigide e chiare”.
“Purtroppo – aggiunge il presidente dell’Aiisf – sull’informazione scientifica si fanno spesso solo polemiche, ma non si tiene conto che un informatore corretto diventa un consulente per il medico, che se ha perplessità su un farmaco per conoscenza incompleta o perché nell’esercizio delle sue funzioni ha riscontrato delle anomalie, trova un punto di riferimento nell’informatore, che è esperto di quel farmaco. Occorre infatti tenere conto che un farmaco viene messo in commercio sulla base di studi importanti, che durano anche più di 10 anni, ma su un numero di pazienti limitato a qualche migliaia. Quando il farmaco viene poi utilizzato su larga scala, i pazienti diventano milioni e non sono più pazienti selezionati, ma sono pazienti che, ad esempio, hanno comorbilità, per cui possono emergere interferenze farmacologiche che non era possibile studiare durante le sperimentazioni, durante le quali, per avere una conoscenza pure di quel farmaco, occorre che i pazienti in esame assumano il meno possibile altri tipi di farmaci.
La forma di collaborazione che si crea tra medico e paziente diventa quindi un ausilio preziosissimo per il medico, ma è un elemento positivo anche per il paziente. In caso di anomalia, infatti, il medico è tenuto a fare le segnalazioni al sistema di farmacovigilanza del ministero della Salute e dell’Aifa, ma contestualmente anche l’impresa, e l&rsqu