Per Murzi, direttore generale di Moderna in Italia, un passato in colossi della farmaceutica come Janssen e Alfasigma, è un mondo nuovo. “Penso che non avremo informatori medico-scientifici – anticipa Murzi -. Ci affideremo a partner e digitale”. In Italia la biotech cerca profili in ambito regolatorio, di accesso al mercato e nel marketing (che si sta rilevando il più complesso). Roma sarà la prima sede. In sequenza arriverà anche Milano.
Moderna sbarca in Italia
Il primo passo è avvenuto l’1 ottobre. Quando Jacopo Murzi ha preso ufficialmente servizio come direttore generale di Moderna in Italia. La biotech statunitense, nota per la ricerca nel campo della tecnologia a Rna messaggero (mRna), utilizzata per sviluppare il vaccino Spikevax contro Covid-19, apre una filiale in Italia. Il progetto è tutto da costruire. A cominciare dal primo ufficio, che sarà a Rome, e dal nucleo di una ventina di professionisti che si occuperà di far salpare la barca nei primi mesi del 2023.
I piani per l’Italia
Moderna, fondata a Cambridge, in Massachusetts, nel 2010, è esplosa nel 2020, quando ha avviato la ricerca per un vaccino contro il coronavirus. L’ex startup da 100 persone in 24 mesi si è tramutata in una società da 3.700 dipendenti, che assume con frequenza settimanale e si espande all’estero. In Europa ha messo piede già nel Regno Unito, in Germania, Francia, Olanda e Polonia (dove ha un centro servizi).
Ora l’Italia. “Nel breve termine quella italiana sarà una filiale commerciale – spiega Murzi – ma nel medio termine puntiamo a una presenza industriale”. Un traguardo che tutti gli uffici europei di Moderna si stanno contendendo: installare in Europa un impianto di produzione, che sfrutti la promettente tecnologia a mRna. Un sogno coltivato anche all’ex ministero dello Sviluppo economico (Mise) a guida Giancarlo Giorgetti, che aveva anche valutato di usare i biodigestori dell’ex startup della bioplastica emiliana Bio-on per realizzare alcune fasi della produzione di vaccini a livello nazionale.
L’ultimo trimestre si è chiuso per l’azienda con entrate per 3,4 miliardi di dollari, un miliardo di ricavi e 17 in investimenti.Il consiglio d’amministrazione ha rivisto al ribasso le stime di chiusura dell’anno, passando da 19 a 18 miliardi complessivi di ricavi, a causa di alcuni obiettivi di consegna posticipati al 2023 per colli di bottiglia nelle catene di fornitura.
Dal lancio del piano vaccini le azioni della società hanno più che raddoppiato il loro valore, ma all’annuncio di vendite in calo nel 2022, il titolo ne ha risentito. Per questo il 2023 sarà una cartina di tornasole per il futuro dell’ex startup. La prima sfida è l’ingresso nel mercato privato statunitense per la vendita dei vaccini, che per l’azienda si tradurrà in costi più alti da sopportare e una logistica più complessa. Inoltre, un Covid-19 endemico potrebbe acquisire i contorni di una malattia stagionale e determinare periodi dell’anno in cui le vendite sono più calde e altre in cui i motori sono spenti. E poi c’è l’accelerazione sugli altri programmi di ricerca, per lasciarsi alle spalle il coronavirus e consolidare la propria tecnologia a mRna in altri campi.
Infine c’è la sfida dell’espansione internazionale. Moderna sta adottando un approccio leggero, da startup, con un grosso investimento in informatica. Per Murzi, un passato in colossi della farmaceutica come Janssen e Alfasigma, è un mondo nuovo. “Penso che non avremo informatori medico-scientifici – anticipa Murzi -. Ci affideremo a partner e digitale”. In Italia la biotech cerca profili in ambito regolatorio, di accesso al mercato e nel marketing (che si sta rilevando il più complesso). Roma sarà la prima sede. In sequenza arriverà anche Milano.
(Per l’articolo completo consultare Wired – 9 novembre 2022)
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