“È il momento più basso della storia per la medicina di famiglia, speriamo di trasformarlo in un periodo di transizione” chiarisce Giacomo Milillo, neosegretario nazionale Fimmg, affermando di confidare molto nella volontà del ministro Turco di costruire veramente un’assistenza territoriale pari a quella ospedaliera. E il medico del “nuovo corso”, secondo la proposta Fimmg, dovrà esser presente nei punti di gestione e programmazione a livello nazionale e regionale, vedrà garantita la sua appartenenza al Ssn e, una tra tutte, la differenziazione fra il compenso del medico e quello che il medico spende per erogare il servizio ai cittadini. Il tutto normato attraverso il perfezionamento del Dlgs 502. “A quel punto ci organizzeremo in modo più complesso. Servizi più complessi costano di più. Ad esempio per la copertura diurna H12 siamo ancora “work in progress” e a macchia di leopardo anche all’interno delle singole regioni ma le Regioni non hanno mai messo in campo le risorse necessarie. Stesso problema, oltre che di garanzie e di organizzazione, per la Casa della Salute”.
Rivendicano un loro ruolo specifico e autodeterminato i medici di famiglia, rivolto alla salute del cittadino nella sua globalità. Rivendicano che il farmaco non sia visto solo come un costo mentre è una risorsa e che si ragioni in termini di quanto produce il farmaco stesso. E intanto chiedono a se stessi lo sforzo di guardare alla ricerca volta alla loro disciplina, già con i primi risultati.
“Riguardo al doppio incarico che emerge dai questionari, secondo uno studio dell’Università di Napoli le attività libero professionali del medico di famiglia sono intorno al 20% e sono prevalenti tra i giovani, che avendo pochi assistiti devono arrotondare” precisa Milillo. “Mentre la sensazione che i pazienti possono avere della poca presenza in studio può dipendere dal fatto che non si è diffuso l’accesso per appuntamento. Un miglioramento è accorciare i tempi di attesa e per questo però serve personale: le spese per la segretaria ad esempio sono coperte solo parzialmente, e non per tutti, dal Ssn”. Resta il fatto che la categoria si sente poco apprezzata: “Non ci si sente riconosciuti a livello professionale. Da parte dei cittadini c’è invece un riconoscimento affettivo, che è l’unica gratificazione”. Ora c’è il “modello torinese” dove si gestisce insieme l’Ordine: in nome della difesa prioritaria del Ssn, l’uso della concertazione invece che del braccio di ferro.
Da “repubblica.it” supplemento salute
Rivendicano un loro ruolo specifico e autodeterminato i medici di famiglia, rivolto alla salute del cittadino nella sua globalità. Rivendicano che il farmaco non sia visto solo come un costo mentre è una risorsa e che si ragioni in termini di quanto produce il farmaco stesso. E intanto chiedono a se stessi lo sforzo di guardare alla ricerca volta alla loro disciplina, già con i primi risultati.
“Riguardo al doppio incarico che emerge dai questionari, secondo uno studio dell’Università di Napoli le attività libero professionali del medico di famiglia sono intorno al 20% e sono prevalenti tra i giovani, che avendo pochi assistiti devono arrotondare” precisa Milillo. “Mentre la sensazione che i pazienti possono avere della poca presenza in studio può dipendere dal fatto che non si è diffuso l’accesso per appuntamento. Un miglioramento è accorciare i tempi di attesa e per questo però serve personale: le spese per la segretaria ad esempio sono coperte solo parzialmente, e non per tutti, dal Ssn”. Resta il fatto che la categoria si sente poco apprezzata: “Non ci si sente riconosciuti a livello professionale. Da parte dei cittadini c’è invece un riconoscimento affettivo, che è l’unica gratificazione”. Ora c’è il “modello torinese” dove si gestisce insieme l’Ordine: in nome della difesa prioritaria del Ssn, l’uso della concertazione invece che del braccio di ferro.
Da “repubblica.it” supplemento salute