Scrive il medico Cosmo De Matteis (in the photo on the right) su Marsili notizie del 29 maggio 2021
«Errato demonizzare la Gabanelli per la nota sui medici. Non sono bugie»
La nota della Gabanelli (disponibile cliccando here) ha suscitato reazioni di protesta un po’ da tutti, singoli medici e in modo differente dai sindacati.
Difendere a priori la categoria è un errore, la realtà che accanto a colleghi che si sono adoperati al massimo, con gravi perdite, vi sono altri che si sono limitati a fare qualche ricetta chiusi nei propri ambulatori, rifiutando a priori le visite ai propri assistiti.
Così come sappiamo, se non si è ipocriti, che a prescindere dalla pandemia per alcuni la Medina di base è una mucca da spremere per fare soldi in ogni modo, il famoso comparaggio sulla farmaceutica, con i tanti scandali ed arresti in varie parti d’Italia, accordi con laboratori e cliniche, alcuni episodi clamorosi dove sono stati protagonisti varie figure che ruotano nella sanità. Cito la cronaca.
Quindi che vi sia una immagine deteriorata del medico di famiglia, è una triste realtà.
Inevitabile che il governo a questa disaffezione dei cittadini, voglia porre un rimedio con nuove proposte. La dipendenza, che non va intesa a priori con le vecchie normative, ma che garantisca quei diritti che purtroppo noi non godiamo grazie alla cassa pensioni, ossia malattie, ferie, gravidanza, tredicesima, buonuscita, orari di lavori definiti, nei piccoli centri il medico è di fatto sempre al lavoro, sono una conquista di tutti i lavoratori.
Ovviamente chi è contrario a priori è il milionario Oliveti e i vari membri Enpam, che – udite udite – è preoccupato per le nostre pensioni.
Io sono molto più preoccupato per i vostri investimenti, sono preoccupato se ripetete gli errori commessi con la banca americana, che ci è costata diversi milioni di euro.
Sono incazzato che, per garantire il capitale, anziché a 65 anni mi sono ritrovato in pensione dopo i 68, sono incazzato perché sono aumentate le quote e, a fronte dei tanti sbandierati attivi di fondi, io non vedo mai nulla sulla mia pensione.
So che molti colleghi tireranno fuori la solita solfa della libera scelta ed altre amenità, ma indubbiamente la medicina del territorio va cambiata.
Se poi passiamo dall’Enpam ad altre forme pensionistiche sarebbe il massimo.
Ed: Non sappiamo che cronaca legga il Dr. De Matteis, ma non ci sembra che il comparaggio farmaceutico sia così famoso, e se lo è, è falsamente famoso. Per quanto riguarda le professioni che svolgono, ci risultano 131.695 doctors ospedalieri, 114.806 doctors specialisti in attività privata e 43.927 doctors Of General medicine. Mentre sono 17.852 i doctors in Casa di Cura.
Gli informatori scientifici del farmaco (ISF), accusati nell’immaginario collettivo come autori del comparaggio, secondo i dati AIFA del 2019, sono 29.787. Ma è bene chiarire subito che non sono loro gli autori del comparaggio per il semplice fatto che non dispongono né possono disporre di budget sufficienti per farlo. Certo su quasi 30.000 persone che svolgono quell’attività potrebbe anche esserci qualcuno che lo fa, ma se lo fa è indotto dall’azienda farmaceutica. Sono ben altri gli autori di questo crimine.
Su una popolazione di 308.280 medici in attività probabilmente qualche caso di comparaggio può esserci, ma è molto meno frequente di quanto si pensi. La cronaca, che il Dr. De Matteis dovrebbe leggere più attentamente, riporta pochissimi casi all’anno, meno di quante siano le dita di una mano. E il più delle volte gli indagati/accusati con grande clamore mediatico vengono assolti dai tribunali (ma queste notizie passano quasi sotto silenzio). Suggeriamo al Dr. De Matteis di rifuggire dai luoghi comuni se non correttamente documentati. Fanno solo danni, soprattutto ai medici, ma anche agli ISF dato che quasi nessuno sa bene cosa facciano esattamente ed è molto comodo accusarli di qualsiasi nefandezza.
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Cosa prevede il PNRR
There Casa della Comunità (ex Casa della Salute) sarà una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, in équipe, in collaborazione con gli infermieri di famiglia, gli specialisti ambulatoriali e gli altri professionisti sanitari quali logopedisti, fisioterapisti, dietologi, tecnici della riabilitazione e altri. La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.
La figura chiave nella Casa della Comunità sarà l’infermiere di famiglia, figura già introdotta dal Decreto Legge n. 34/2020 che, grazie alle sue conoscenze e competenze specialistiche nel settore delle cure primarie e della sanità pubblica, diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in famiglia e Comunità. All’interno della Casa della Comunità vi saranno 5 unità di personale amministrativo, 10 medici di medicina generale e 8 infermieri. Nel complesso in Italia serviranno 6.440 amministrativi e 10.091 infermieri in più. Queste figure professionali saranno implementate quando le Case della Comunità saranno diventate operative a pieno titolo, e quindi nel 2027 per cui il PNRR non prevede risorse per il loro finanziamento dato che il suo effetto si esaurisce nel 2026. Dovrà essere il luogo privilegiato del lavoro associato dei Medici di medicina generale.
Assistenza territoriale. Potenziare le cure a casa e arrivare ad assistere il 10% degli over 65, circa 808 mila persone.a Attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali (COT), una in ogni distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari. Finanziamento da 1 miliardo di progetti di telemedicina proposti dalle Regioni sulla base delle priorità e delle linee guida definite dal Ministero della Salute
Community hospitals. Costruzione di 381 ospedali della Comunità, una struttura sanitaria della rete territoriale a ricovero breve e destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata. Tale struttura, di norma dotata di 20 posti letto (fino ad un massimo di 40 posti letto) e a gestione prevalentemente infermieristica. Nell’ospedale di comunità vi sarà un medico per 4-5 ore al giorno 6 giorni su 7 e vi saranno 9 infermieri e 6 Oss a tempo pieno.
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Cosa dicono i medici
SNAMI. Testa: Vogliamo rafforzare i luoghi di accesso al sistema salute, come integrazione tra la sanità territoriale, specialistica e servizi socio sanitari all’insegna di più sanità pubblica? Certamente sì. Un poliambulatorio ex Inam con un look più moderno, la facciata ritinteggiata e una nuova insegna luminosa e nulla più? Certamente no. Un ospedale di comunità dove non sia ben chiaro il ruolo dei medici e governato da figure parasanitarie ? Certamente no. Un taglio all’assistenza sanitaria capillare nei piccoli centri? Certamente no. Più sanità digitale, telemedicina e assistenza sanitaria dedicata ai cronici,f ragili ed assistenza domiciliare Certamente sì.
INTERSINDACALE. Rivisitazione in chiave manageriale del sistema salute, marginalizzando e svilendo la professione medica e comprimendo al contempo il diritto alla salute sancito dall’Articolo 32 della Costituzione. Impronta miope ed economicistica che emerge nel PNRR: inadeguate le risorse stanziate, molto meno di quanto si è destinato al superbonus edilizio, e inadeguato anche l’approccio al problema. Enormi carenze anche nell’organizzazione del territorio. «Si pensi ad esempio alle Case di Comunità, dove evidentemente prevale l’idea e la volontà di investire in strutture rispetto ai micro team ed altre soluzioni di integrazione e sviluppo dell’organizzazione territoriale con tutte le altre figure convenzionate territoriali e in rete con l’ospedale. Un’idea per nulla condivisibile
SNAMI su Gabanelli. Festival del qualunquismo: far sparire la medicina territoriale, inglobandola in falsi progetti di modernizzazione in nome dell’efficienza e dell’innovazione
FIMMG. “Non stupisce – afferma il Segretario della Fimmg Scotti – che si santifichi una ipotesi di riforma delle cure territoriali che non ha niente di nuovo, che ripercorre modelli vecchi e fallimentari, che sostituisce al legittimo e condiviso intento di efficientizzare l’assistenza territoriale “l’orgasmo palazzinaro”, che confonde l’assistenza con l’edilizia sanitaria, l’agilità della risposta con la gerarchizzazione della medicina di famiglia, magari dipendente, alla faccia dei collaudati ed arcinoti meccanismi clientelari della politica e dell’intervento di capitali che ha già trasformato e continua a trasformare in privato pezzi di sanità pubblica, che hanno dato così bella prova di sé nei decenni che abbiamo vissuto dovunque siano stati applicati (AASSLL, Ospedali).
FNOMCeO. Anelli: “ci aspettiamo che il Governo apra un confronto aperto, permanente, diretto che permetta di portare a compimento quel ruolo di Enti sussidiari, di bracci operativi attraverso cui lo Stato garantisce i diritti dei cittadini”. SSN stravolto da un processo di aziendalismo burocratico che ha assunto un peso sempre maggiore, condizionando, di fatto, l’impianto iniziale del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Un aziendalismo che, declinato in maniera tale da indurre solo tagli lineari, ha creato un’assistenza nazionale basata su criteri ragionieristici come un gioco matematico di sottrazioni che ha ridimensionato la valenza universalistica del nostro SSN, schiacciando l’autonomia e il ruolo del medico a quello di mero esecutore burocratico”. Sono le competenze che consentono di raggiungere l’obiettivo di rispondere efficacemente alle esigenze di salute delle comunità non certamente l’utilizzo del task shifting ossia l’attribuzione, per legge e non per formazione, di competenze affidate ad altri soggetti professionali, apparentemente per far fronte a impellenze e urgenze ma spesso rispondenti solo a criteri di economia aziendale.
Sindacato Medici Italiani. Pina Onofri: Il tentativo ci appare chiaro; è quello di dare un colpo mortale alla medicina generale traslando competenze mediche ad altre figure professionali che costano di meno perché meno è costata la loro formazione. Nel PNRR si prevede di affidare la gestione della medicina del territorio agli infermieri, figure preziosissime ma che devono essere utilizzate limitatamente alle loro competenze. Per quanto riguarda gli Ospedali di comunità, previsti nel PNRR, sarà, invece, necessario chiarire meglio il loro ruolo al fine di non penalizzare i cittadini.