Dialogo attivo fra ordine e sindacati. Le maggiori sigle sindacali dei camici bianchi – 19 in tutto, alcune delle quali storicamente ‘lontane’ fra loro – hanno dato prova di unità e compattezza ieri a Roma. A chiamare a raccolta le organizzazioni di categoria il presidente della Federazione dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo), Amedeo Bianco, che ha avviato, così, una fase di “dialogo attivo” con tutte le componenti della professione, nel “reciproco rispetto dei ruoli e su temi specifici”. Un primo incontro, quello di venerdì, “cordiale e costruttivo” concluso con un calendario di due nuovi appuntamenti a brevissimo termine: il 24 gennaio a Roma, per parlare di Educazione medica continua con le società scientifiche, e il 31 gennaio, a Milano, per confrontarsi sulla riforma delle professioni, sempre con i sindacati.
“In tanti anni di esperienza professionale, con un passato da sindacalista – ammette Bianco intervistato dall’Adnkronos salute – è la prima volta che vedo insieme tutte queste sigle e in un clima così positivo”. Un segnale della nuova fase unitaria della professione si era avuto nei giorni scorsi per i medici di famiglia, le cui organizzazioni di riferimento – spesso molto divise tra loro – hanno elaborato insieme un documento sulla formazione specifica. Ma nella riunione di ieri la novità è stata ancora più evidente. Medici della dipendenza, della medicina generale, di quella ambulatoriale, i dentisti: “tutti hanno collaborato per avviare un progetto di lavoro comune in difesa della professione, ma senza tentazioni corporativistiche”, ha spiegato Bianco. “C’è sicuramente un altro clima – dice il presidente dei medici italiani – che permette a persone con storie diverse di lavorare insieme. E per chi, come me, rappresenta un po’ tutti è un motivo di grande soddisfazione. I medici hanno una gran voglia di trovare le ragioni per stare insieme. Questo senza nulla togliere alla diversità. Abbiamo la volontà di cooperare, di metter insieme le esperienze e di trovare obiettivi comuni”.
Per Bianco si tratta di una ‘svolta’ importante che può “aiutare anche il nostro sistema sanitario, oltre che la professione, a superare le difficoltà che comunque abbiamo di fronte”. Ma non va confusa con “un ripiegamento corporativo e difensivo. Il senso che colgo in questo clima collaborativo è la voglia di affrontare sul serio la sfida della modernizzazione: sui luoghi di lavoro, nell’esercizio professionale, nelle sfide bioetiche e in quelle di carattere economico. Insomma non si tratta del corporativismo di chi si appresta a scavare le trincee. E’ piuttosto il desiderio di scendere in campo, di fare la propria parte. La volontà è stare insieme per costruire e non per alzare gli scudi”. Da Doctornews 22-01-07