Covid, Scotti: “ostacolati in vaccinazione”
«Basta. Siamo stanchi e arrabbiati. Si parla tanto di coinvolgere i medici di famiglia nelle vaccinazioni ma poi non ci distribuiscono le dosi. E questo quasi ovunque in Italia. Si parla di potenziare il territorio ma poi ci considerano i burocrati che debbono certificare il lavoro degli altri, firmando Green Pass. Ci viene impedito di lavorare ma poi siamo accusati di essere dei nullafacenti.
La misura è colma. Siamo pronti anche allo stato di agitazione. E ne discuteremo nel prossimo consiglio nazionale». Silvestro Scotti non nasconde la sua irritazione anche per le ripetute ‘accuse’ alla categoria sui media. «Ora – dice all’Adnkronos Salute – siamo addirittura i nemici degli albergatori e del turismo che si rifiutano di firmare i Green Pass. Un’accusa assurda.
Noi firmiamo le certificazioni e gli atti medici che facciamo noi. Così come dovrebbero farlo le altre categoria di medici. Perché si punta il dito contro di noi che ai nostri pazienti rilasciamo le certificazioni?». Scotti rincara: «siamo stanchi di essere il capro espiatorio delle inefficienze degli altri. A breve ci sarà un consiglio nazionale Fimmg in cui ci confronteremo». «Del resto – prosegue Scotti – c’è già uno stato di agitazione in Puglia sulla questione vaccini», nella Regione, infatti, la Fimmg locale protesta perché il numero di dosi messe a disposizione della medicina generale è considerato dai camici bianchi insufficiente per la copertura alle categorie affidate alla medicina generale, in netto contrasto con le disposizioni ministeriali e regionali.
«Non è possibile – dice ancora il leader sindacale – che non ci sia una programmazione e una standardizzazione delle consegne vaccinali come c’è scritto nel protocollo che abbiamo firmato. Io voglio vaccinare i miei pazienti. Invece, dopo aver organizzato e prenotato i nostri assistiti, siamo spesso costretti a richiamarli per disdire, perché non ci inviano le dosi. E non possiamo nemmeno dire ai pazienti quando potranno fare il loro vaccino». Insomma, protesta Scotti, «non ci danno le dosi, non ci fanno fare i medici, ci chiedono di fare i burocrati certificando l’assistenza degli altri e poi è colpa nostra. Se non si vogliono utilizzare i medici di famiglia per la vaccinazione lo si dica chiaro.
Una volta per tutte. Siamo stufi di essere dipinti come nullafacenti sempre pronti a dire no mentre combattiamo ogni giorno in prima linea e dobbiamo anche piangere i nostri caduti» (Fonte Adnkronos)
Veneto
I medici di medicina generale sul piede di guerra.
«Da tre mesi ci siamo messi a disposizione della campagna anti-Covid- ha dichiarato Cauchi dello SNAMI Veneto – e non solo ci hanno dato cinque vaccini a testa, finiti subito, e assegnato esclusivamente i pazienti a domicilio, ma ora ci fanno pure scavalcare dai farmacisti? Sono pagati più di noi, 10,50 euro contro 6,16 a iniezione, immunizzeranno una precisa fascia di popolazione e una fornitura di vaccini già quantificata. Mentre noi viviamo alla giornata in attesa di indicazioni — incalza Cauchi — ci siamo pure offerti volontari per prestare la nostra opera nei centri vaccinali delle Usl, che però ci hanno chiamati solo in emergenza. Siamo stanchi di essere considerati dei tappabuchi.
«Ci hanno messi all’angolo e quindi ci asterremo da qualsiasi attività vaccinale finché l’assessore Lanzarin non ci convocherà per chiarire il nostro ruolo nella campagna». «Peccato che le Usl i vaccini non ce li diano — replica Cauchi — per noi non ci sono, per i farmacisti sì. Ma i farmacisti si rendono conto della responsabilità che si assumono? Ne va della sicurezza del paziente».
«I farmacisti non sono in grado né di compilare l’anamnesi né di gestire eventuali reazioni avverse. Non è il loro mestiere. Voglio vedere cosa succederebbe se si decidesse di vendere i farmaci al supermercato».
(articolo integrale su: Corriere del Veneto – 3 maggio 2021)
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