Un nuovo scandalo sanitario scuote la Francia. Riaprendo la ferita non ancora rimarginata del caso del sangue contaminato, con i criminali ritardi nell’utilizzo dei test anti-Aids a metà degli anni 80 per favorire il laboratorio francese Pasteur. Rilanciando gravissimi interrogativi sulla correttezza e la trasparenza delle società farmaceutiche (sul banco degli imputati c’è Servier, secondo gruppo francese nel settore dopo Sanofi-Aventis). E gettando un’ombra sull’intera classe politica: dai ministri della Sanità di destra e di sinistra che si sono succeduti in questi anni fino allo stesso presidente Nicolas Sarkozy.
Che da politico ha sempre rivendicato l’amicizia con Jacques Servier, da avvocato d’affari ne ha curato a lungo complessi dossier societari e da ospite dell’Eliseo ha premiato l’anziano imprenditore con la Legione d’onore. Quella del Mediator, farmaco nato come antidiabetico e trasformatosi in medicinale per ridurre l’appetito e perdere peso, è una storia lunga e tragica, costellata di misteri ed episodi sconcertanti.
Il primo allarme viene lanciato nel 1998, quando tre medici della Sécurité sociale segnalano all’Agenzia del farmaco alcuni effetti collaterali del Mediator (in commercio dal 1976): rilascerebbe nell’organismo una quantità potenzialmente tossica di norfenfluoramina, in grado di causare danni alle valvole cardiache e una ipertensione alle arterie polmonari che a volte può persino imporre un trapianto del polmone.
L’anno successivo l’Agenzia europea del farmaco commissiona uno studio a due esperti italiani, Giuseppe Pimpinella e Renato Bestini Malgarini. I quali, nell’ottobre del 1999, stabiliscono un nesso inequivocabile tra il Mediator e un altro prodotto dei Laboratoires Servier, l’Isoméride, ritirato dal mercato mondiale nel 1997. La dose quotidiana dei due medicinali contiene la stessa quantità di norfenfluoramina.
Ma non succede nulla. Il gruppo Servier sostiene che i due farmaci hanno caratteristiche diverse e il Mediator rimane in vendita, addirittura rimborsato al 65% dalla Sécu.
Tutto tace per alcuni anni. Fino a quando un nuovo allarme arriva dalla Spagna, stabilendo la correlazione diretta tra il medicinale e i danni alle valvole cardiache. Nel 2005 il Mediator viene finalmente proibito in Spagna e in Italia. Ma non in Francia. Dove Servier, con i suoi 3,7 miliardi di fatturato e 20mila dipendenti, sembra intoccabile.
Nel frattempo succedono cose strane. Come dimostra il quotidiano Libération pubblicando copia del documento, il 22 marzo del 1996 Madeleine Derome-Tremblay – allora presidente di Servier Usa e poi moglie di Jacques Servier – invia una lettera riservata al distributore americano dell’Isoméride (Wyeth) invitandolo ad assumere iniziative "finalizzate a neutralizzare quei signori, pur e