I rapporti tra Federfarma e Farmindustria sono crollati ai minimi storici, come non lo erano forse dai tempi della legge sullo sconto Ssn, e per ora non s’intravvedono rasserenamenti. «Ricucire con il sindacato titolari?» commenta asciutto il vicepresidente dell’associazione dei produttori, Emilio Stefanelli «se le cose rimarranno come stanno, non c’è più nulla di ricucibile: questo provvedimento è semplicemente inaccettabile». Clima teso anche con i distributori: «La filiera del farmaco» spiega il presidente di Adf, Carmelo Riccobono «ha perso l’ennesima occasione per dimostrare unità d’intenti, visione strategica condivisa e comportamenti tattici aderenti alla situazione del mercato farmaceutico e alla sua evoluzione. Con questo emendamento, invece, le aziende della distribuzione saranno costrette al più rigido contenimento dei cost: riduzione dei servizi di consegna e soprattutto abolizione delle dilazioni dei pagamenti finora praticate».
E così, per evitare un accerchiamento da Fort Apache, a Federfarma si cerca di gettare acqua sul fuoco in attesa dell’assemblea generale che oggi dovrà decidere se rinnovare la fiducia al suo presidente: «Senza quell’emendamento» spiega la diretta interessata, Annarosa Racca «le farmacie sarebbero andate in perdita sulla ricetta Ssn. Agli altri attori della filiera propongo di approfittare del tavolo che dovrà rivedere il sistema di remunerazione delle farmacie (da costituire entro la fine di settembre in base a quanto scrive l’emendamento, ndr) per lavorare assieme alla costrizione di un sistema distributivo che vada bene a tutti». Il rischio, tuttavia, è che a quel tavolo Federfarma finisca in trincea: «Se verremo convocati» sottolinea ancora Stefanelli «non mancheremo di proporre progetti innovativi di distribuzione del farmaco che assicureranno importanti risparmi».
Farmacista33 – 12 luglio 2010 – Anno 6, Numero 128