L’industria del farmaco crede e punta sulla farmacia. I produttori studiano le evoluzioni del mercato. Dopo i primi mesi dall’attuazione del decreto Bersani molti osservatori del settore si chiedono come reagirà il comparto dell’industria farmaceutica e come questa considererà il mercato dell’automedicazione nel medio termine (ancora un bene farmaceutico o un bene di consumo?). A otto mesi dalla liberalizzazione, diversi management delle aziende operanti sul mercato italiano non vogliono azzardare può comunicare al consumatore finale benefici e vantaggi specifici. Non avrebbe senso posizionare i nostri marchi in altre realtà distributive; possiamo affermare che il consiglio del farmacista è uno dei principi attivi della realtà Ales Groupe". La campagna per la liberalizzazione di Coop e le polemiche sul pricing non sembrano, del resto, aver scalfito l’immagine della professione e della categoria farmacista e tutte le aziende ne dovranno tenere conto nelle strategie future. La Gd continua a puntare sul prezzo (con sconti medi dal 18,5% al 26,8%, fonte Ims-Iri), ma molte ricerche di mercato rilevano che il consumatore non è interessato al prezzo ma al servizio inteso come "consiglio" e punto di riferimento per la propria salute. Se poi si incrocia la spesa prò capite italiana per l’automedicazione pura (11,2% del monte totale spesa sanitaria, fonte Alliance Boots 2005) con la quota di mercato della Gd ci si rende conto che il risparmio per ogni famiglia è limitato a un paio di caffè al bar (la Coop dichiara un risparmio per le famiglie di 2.428.000 milioni di euro totali su tutti i suoi corner sul territorio nazionale, fonte Coop-La Repubblica). Quello che emerge da tutte le dichiarazioni raccolte è un ottimismo diffuso per le potenzialità del canale, tutt’altro che in fase di declino. Secondo l’industria, la farmacia dovrà sfruttare e implementare due vantaggi competitivi già attivi: la prossimità e la professionalità della figura al banco. Dalle interviste emerge la volontà di supportare l’impresa farmacia attraverso il rafforzamento delle iniziative di trade marketing già avviate e con la valorizzazione del fattore "marca" all’interno dello spazio vendita.
Bayer contribuisce allo sviluppo qualitativo del canale farmacia Stefano Brovelli Direttore della divisione Consumer Care di Bayer È dal 2002 direttore della divisione Consumer Care dì Bayer. la principale azienda in Italia nellautomedicazione (Sòp+Otc) i cui marchi più conosciuti son Aspirina. Supradyn. Lasonil. Flector e Citrosodina. Brovelli è laureato in economia aziendale con specializzazione in marketing e ha ricoperto diversi ruoli all’interno dell’azienda in settori di business diversificati. Bayer è azienda multinazionale che opera nell’ambito chimico-farmaceutico in tre aree di business: la cura della salute, l’agricoltura e la scienza dei materiali. Nell’ambito della salute Bayer è organizzata in quattro divisioni: Bayer Schering Pharma (prodotti da prescrizione), Consumer Care (prodotti da automedicazione), Diabetes Care e Animai Health. Abbiamo chiesto a Stefano Brovelli, direttore della divisione Consumer, un’opinione circa i cambiamenti che il settore sta affrontando. Le nuove regole del gioco hanno, volenti o nolenti, portato la figura del farmacista a doversi confrontare con un fattore basilare del libero mercat la concorrenza. Su quali fattori a vostro parere punterà l’imprenditore farmacista per mantenere la sua posizione di leadership nel mondo della salute? // farmacista imprenditore che affronterà il cambiamento con un approccio positivo trarrà stimolo dall’aumentata
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