Anche le farmacie sono pronte alle barricate se si tenterà un intervento a gamba tesa sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia "C". A ribadire la posizione ci pensa Annarosa Racca, president of Fedefarma, che ricorda come «sui farmaci di fascia "C" il Parlamento ha già deciso di demandare la questione all’Aifa, che in questi giorni dovrà stilare un elenco dei medicinali che sarà possibile vendere fuori dalle farmacie. La questione dunque è già stata decisa». Come dire che non sarà tollerato un cambio di rotta.
di C. LOPAPA e R. MANIA – www.repubblica.it
ROME - Una casta nella casta, l’una nascosta dentro l’altra. Come in una matrioska. Si fa presto a dire lobby. Sono partiti, pezzi interi di Parlamento, a farsi consorteria, a curare interessi, a schermare affari. Lobbisti sono gli stessi onorevoli. Anche se a invadere i corridoi di Montecitorio sono sempre più stormi di faccendieri.
Li chiamano "sottobraccisti". Pronti a prendere sotto braccio il parlamentare e spiegare, ammansirlo. Hanno trasformato l’anticamera delle commissioni più delicate – dalle Attività produttive al Bilancio – in un suk.
È accaduto poche settimane fa, quando il governo ha dovuto stralciare dal decreto "Salva Italia" le norme sulle liberalizzazioni. Si ripeterà tra pochi giorni.
L’Antitrust ha dettato la sua ricetta per liberalizzare energia, Poste, servizi pubblici. Monti e Catricalà torneranno alla carica. E gli emissari dei gruppi di interesse sono entrati già in fibrillazione. Avranno una buona sponda all’interno delle Camere.
Ancora una volta, il Parlamento delle corporazioni alzerà le sue barricate. In un gioco ad incastri nell’opacità, senza trasparenza, senza regole, senza controlli. Un Far West in cui poco è cambiato da quando un faccendiere pluricondannato come Luigi Bisignani, piduista e poi protagonista dell’inchiesta sulla P4, è diventato fulcro di operazioni che hanno coinvolto governo, Parlamento, linee strategiche di aziende multinazionali come Finmeccanica o Eni.
È l’ampia zona grigia dell’italico processo decisionale abitata da lobbisti che si travestono da parlamentari, da parlamentari peones succubi dei lobbisti, da migliaia di mediatori senza specifici vincoli di legge, dagli uomini potenti delle relazioni istituzionali dei grandi gruppi industriali, delle banche e delle assicurazioni che si mischiano con quelli dei gruppi di pressione vecchio stile: Confindustria, Confcommercio, sindacati, cooperative rosse e bianche.
E poi, sì, ci sono anche i condizionamenti d’Oltretevere, perché c’è stato – eccome – il pressing della Chiesa nella manovra che ha impedito che la pillola anticoncezionale (fascia C non rimborsabile dal servizio sanitario nazionale) finisse sugli scaffali della grande distribuzione. E a poco è valsa la garanzia del farmacista dietro il banco.
LE CORPORAZIONI IN AULA
Ma perché abbiamo un Parlamento prigioniero delle corporazioni? C’è una lettera (protocollo 20080004354/A. G.) del 16 aprile del 2008 firmata dall’allora presidente