“La distanza che ci separa da questi comportamenti è abissale”. Massimo Scaccabarozzi, 9 maggio 2017, Gazzetta di Parma.
Queste le parole del Presidente di Farmindustria a proposito della nota vicenda denominata “Pasimafi”.
E concludeva: “Qualora fossero confermate, a chiusura dell’iter giudiziario, le responsabilità per ora rilevate, Farmindustria, oltre ad auspicare sanzioni severe, si impegna a chiedere i danni alle realtà coinvolte per le gravi ripercussioni d’immagine sull’intero settore”.
Il silenzio dell’ Associazione delle imprese del farmaco su questa nuova vicenda, “Conquibus”, è assordante: vuoi vedere che le quaranta pagine del Codice Deontologico, e il codice EFPIA sulla trasparenza, sono solo vuote parole, cui non seguono comportamenti coerenti con quanto scritto?
Che valore ha questo insieme di norme, che rimanda di continuo al rispetto delle leggi vigenti, se nella pratica, tanto per fare un esempio banalissimo, le aziende, tutte, impongono ai Capi Area il controllo asfissiante sull’attività degli Informatori, con affiancamenti continui, in aperta violazione della direttiva AIFA che, rifacendosi alle linee guida emanate nel 2006 dalla conferenza Stato-Regioni, afferma che l’informatore deve svolgere il suo lavoro, presso il medico, da solo?
Per non dire poi della Sentenza del Consiglio di Stato del 30/04/2009, nella quale si precisa che: “nell’esercizio dell’attività informativa, l’ISF non sia accompagnato da altri soggetti, la cui presenza potrebbe evidentemente decolorare il profilo dell’approfondimento scientifico sulle proprietà dei farmaci, a tutto vantaggio della loro mera promozione commerciale”.
Sarà possibile credere alle dichiarazione di assoluto rispetto delle procedure da parte delle aziende coinvolte quando, con estrema disinvoltura, non le tiene in nessun conto nella programmazione dell’attività dei propri dipendenti ISF?
Francesca Boni
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Sentenza del Consiglio di Stato del 30/04/2009