Una novità rivoluzionaria contenuta in un emendamento, a prima firma di Giulia Grillo (M5S), che è passato nella legge di Stabilità, ma di cui nessuno si è accorto.
Of Chiara Daina | 24 dicembre 2014 | Il Fatto Quotidiano.it
Basta con gli avanzi di pasticche e le confezioni scadute. Sì alla dose unica del farmaco (cioè limitata allo stretto occorrente per la cura) e alla terapia personalizzata. Una novità rivoluzionaria contenuta in un emendamento, a prima firma di Giulia Grillo (M5S), che è passato nella legge di Stabilità, ma di cui nessuno si è accorto.
Eppure è importantissimo e riguarda da vicino la nostra salute e le nostre tasche. Per adesso verrà adottato in ambito ospedaliero attraverso una tecnologia barcode (viene assegnato un codice a barre al paziente e al farmaco in dose unitaria) che permette la tracciabilità della prescrizione e della somministrazione dei farmaci. In futuro si spera che venga esteso a tutti i medicinali che compriamo in una qualsiasi farmacia per evitare sprechi e consumi fai da te.
In pratica, fra qualche mese, quando entrerà in vigore la legge, il medico dovrà prescrivere al paziente un numero esatto di pastiglie o di fiale in base alla cura, e non più la scatola intera. Una pratica già diffusa negli Stati Uniti, Canada, Germania, Spagna, Cina e altri Paesi. Noi ci arriviamo solo adesso. Meglio tardi che mai, già.
“I farmaci – si legge nella proposta di legge presentata il 12 dicembre 2013 – saranno conservati in armadi gestiti da un software che permette di controllare i livelli di scorta, di segnalare la data di scadenza, di gestire i ritorni di terapia, di garantire la completa tracciabilità di ogni confezione, di determinare i livelli di stock in tempo reale e di segnalare ogni possibile anomalia relativa al farmaco, confezionato in dose unitaria”.
I vantaggi sono tre. Il primo è la riduzione della spesa farmaceutica delle strutture ospedaliere (che nei primi sei mesi del 2014 ammontava a 2,8 miliardi di euro, pari al 4,77 per cento del Fondo sanitario nazionale, oltre due punti sopra il tetto fissato). D’ora in poi farmaci per due/tre/quattro o più pazienti al prezzo di una confezione. Il secondo è la sicurezza nell’assunzione delle medicine. E il terzo è un’emancipazione da Big Pharma che in Italia è sempre riuscita a imporre scatolette da 30 compresse per una cura che ne richiede al massimo 5. È chiaro che l’acquisto obbligato di dosi esagerate è una strategia delle aziende per aumentare il turnover dei magazzini e fare soldi.
Cosa mi aspetto? Che la dose unica sia imposta anche all’esterno degli ospedali, nel resto delle farmacie. Così quando mi serve l’antidolorifico, compro metà blister. Se ho bisogno di sei compresse di antibiotico, non devo prendere l’intera scatola da 12. Diversamente, le pasticche possono scadere, essere conservate male, o peggio, assunte quando ci pare senza cognizione di causa.