I progressi che caratterizzano la tecnologia della stampa in tre dimensioni consentiranno presto ai pazienti cronici di stamparsi a casa i farmaci necessari alle loro terapie. E’ una delle promesse – forse entusiastiche all’eccesso – provenienti dal Dubai Health Forum, il congresso internazionale che mette in vetrina le ultime conquiste della ricerca tecnologica in sanità. Perché le stampanti 3D facciano il loro ingresso nel mercato farmaceutico servirà ancora parecchio lavoro, anche dal punto di vista legislativo, ma dalla città degli Emirati arabi arrivano previsioni comunque ottimistiche sulle prime applicazioni domestiche delle nuove tecnologie. Così come sui costi: la stampa in 3D, dicono gli esperti, abbatterà i costi di parecchi farmaci oncologici, che oggi i sistemi sanitari pubblici e privati fanno sempre più fatica a permettersi.
Il lavoro dei farmacisti, a quel punto, consisterà nell’individuare i corretti dosaggi di ogni filamento di stampa, dove per filamento si intende la materia grezza usata dalle stampanti per creare il prodotto finale. Saranno le “cartucce” delle stampanti tridimensionali, che ospedali e pazienti acquisteranno per produrre i farmaci in base alle necessità del momento. Ne dovrebbe derivare anche un consistente ridimensionamento del fenomeno dei farmaci contraffatti, perché i filamenti saranno molto difficili da replicare, o almeno così promette l’azienda inglese.
Come detto, perché questo futuro divenga realtà servirà ancora parecchio lavoro. Per esempio, medicazioni stampate in 3D sono già state testate sugli animali, ma non è ancora stato condotto alcuno studio sull’uomo. I sostenitori di tale tecnologia, in ogni caso, restano ottimisti e prevedono che i primi trial verranno avviati nel giro di un paio di anni. Del resto, sottolineano, l’attuale leva economica agisce a favore della ricerca: secondo una ricerca del National Bureau of Economic Research statunitense, dal 1995 al 2013 il costo dei farmaci oncologici è cresciuto ogni anno del 10%; uno studio inglese, dal canto suo, ha calcolato che ogni anno si spendono in tutto il mondo 895 miliardi di sterline in trattamenti antitumorali. La tecnologia della stampa 3D promette considerevoli risparmi nel ciclo produttivo di tali farmaci. E non solo: «Il giorno in cui riusciremo a stampare un rene attraverso “bio-inchiostri” che garantiscono la totale compatibilità con il malato» ha detto Mohammad Al Redha, dirigente della Dubai Health Agency «non avremo più bisogno di donatori». Né di farmaci anti-rigetto.
(AS – 25/01/2017 – Federfarma)
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