Quanto sono importanti le parole nel rapporto tra medico e paziente? Molto più di quanto il medico pensi di solito. In realtà non si tratta solo delle parole ma di tutto ciò che interviene nel processo comunicativo, quindi la postura, l´attenzione, l´ascolto. Tutte cose che nella medicina degli ultimi decenni sono state dimenticate e che oggi, però, sembra fondamentale recuperare come hanno dimostrato i relatori intervenuti alla sessione dedicata alla comunicazione in medicina del V convegno nazionale sulla comunicazione della scienza che si è chiuso a Forlì sabato 1 dicembre. I problemi comunicativi tra paziente e medico hanno cause profonde. Secondo lo storico della medicina Carlo Cosmacini, per comprenderle bisogna risalire al momento in cui il medico diventa uno specialista del corpo scisso. Un´ottica riduzionista fa vedere il paziente come un organismo governato dalle leggi biochimiche e la società come l´insieme dei suoi organismi. In questo modo si perde contemporaneamente l´interesse per le cause ambientali e sociali della malattia, ma anche per l´antropologia relazionale lasciando al farmaco il ruolo di «rassicuratore».
Così, i medici sono formati nel corso di lunghi anni di studio ad interessarsi solo della malattia e non del paziente, ha spiegato Egidio Moja che, all´università di Milano, dirige un centro dedicato alla formazione nel campo della comunicazione medico-paziente. Tanto che, se anche avessero più tempo a disposizione per la visita (è stato provato in un esperimento), il loro atteggiamento non cambierebbe. Quello che invece i medici devono imparare è ad interessarsi del cosiddetto «vissuto di malattia» del paziente, ovvero dei suoi sentimenti rispetto alla malattia e delle sue aspettative. Questo, infatti, migliorerebbe il rapporto di fiducia e quindi anche la cura.
In particolare nel rapporto tra medico e paziente con disturbi psichici la comunicazione diventa fondamentale. In questo caso, ha spiegato Anna Maria De Angelis, membro dell´Aresam, associazione di familiari di pazienti, gli attori del processo comunicativo diventano necessariamente tre: medico, paziente e familiari. La malattia, infatti, mai come in questi casi si spalma su tutta la famiglia.
Così, i medici sono formati nel corso di lunghi anni di studio ad interessarsi solo della malattia e non del paziente, ha spiegato Egidio Moja che, all´università di Milano, dirige un centro dedicato alla formazione nel campo della comunicazione medico-paziente. Tanto che, se anche avessero più tempo a disposizione per la visita (è stato provato in un esperimento), il loro atteggiamento non cambierebbe. Quello che invece i medici devono imparare è ad interessarsi del cosiddetto «vissuto di malattia» del paziente, ovvero dei suoi sentimenti rispetto alla malattia e delle sue aspettative. Questo, infatti, migliorerebbe il rapporto di fiducia e quindi anche la cura.
In particolare nel rapporto tra medico e paziente con disturbi psichici la comunicazione diventa fondamentale. In questo caso, ha spiegato Anna Maria De Angelis, membro dell´Aresam, associazione di familiari di pazienti, gli attori del processo comunicativo diventano necessariamente tre: medico, paziente e familiari. La malattia, infatti, mai come in questi casi si spalma su tutta la famiglia.
In questo già difficile rapporto comunicativo entrano poi i mass media. I media hanno un ruolo potente nel formare le opinioni di una società, quindi diventa importante sapere quale messaggio trasmettano e come lo facciano.
La comunicazione della medicina è solo un aspetto della più generale comunicazione della scienza. Un ambito particolarmente importante oggi che stiamo entrando nella «società della conoscenza», ovvero in una società in cui la conoscenza diventa il fattore economico che guida tutti gli altri, come ha ricordato il sociologo della scienza Andrea Cerroni. La comunicazione della scienza trova oggi strade diverse: dalla scuola, ai libri, alla famiglia. Analizzare i meccanismi che presiedono alla comunicazione in questi ambiti diventa quindi fondamentale. E, come ha ricordato anche Luigi Berlimguer, ex ministro dell´istruzione e dell´università, diventa fondamentale tutta la tematica relativa ai rapporti tra scienza e società. Tanto che si dovrebbe pensare di riconoscerle lo statuto di una disciplina accademica.
La comunicazione della medicina è solo un aspetto della più generale comunicazione della scienza. Un ambito particolarmente importante oggi che stiamo entrando nella «società della conoscenza», ovvero in una società in cui la conoscenza diventa il fattore economico che guida tutti gli altri, come ha ricordato il sociologo della scienza Andrea Cerroni. La comunicazione della scienza trova oggi strade diverse: dalla scuola, ai libri, alla famiglia. Analizzare i meccanismi che presiedono alla comunicazione in questi ambiti diventa quindi fondamentale. E, come ha ricordato anche Luigi Berlimguer, ex ministro dell´istruzione e dell´università, diventa fondamentale tutta la tematica relativa ai rapporti tra scienza e società. Tanto che si dovrebbe pensare di riconoscerle lo statuto di una disciplina accademica.
Cristiana Pulcinelli
Da “l’unita.it”
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