Il business della salute vale oro, soprattutto di fronti a medicinali efficaci come il Sovaldi. Le quotazioni in Borsa decollano, ma i costi delle cure sono insostenibili. Il ministro Lorenzin: "Troviamo il modo di convivere"
MILAN – Il business della salute vale oro. Basti pensare che i dieci medicinali "best-seller" nel mondo, lo scorso anno, hanno guadagnato 76 miliardi di dollari: insomma "Big Pharma" siede su una montagna di denaro. E tra i farmaci più noti c’è proprio il Sovaldi, nuovo trattamento dell’epatite C, il cui prezzo negli Stati Uniti è di 1000 dollari per una sola pillola e 84 mila dollari per la cura completa: un costo che sta sollevando polemiche anche in Italia, con il ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin che assicura: "Lo Stato finanzierà le cure". Anche perché per molti sono fuori portata. Basti pensare che il prodotto della Gilead Sciences potrebbe realizzare guadagni tra 7 e 12 miliardi di dollari nel suo primo anno di esistenza.
Cifre da capogiro che spingono alle stelle i fatturati delle società di biotecnologie e le quotazioni dei loro titoli sulle Borse mondiali: l’indice più rappresentativo è il Nasdaq Biotechnologic Index (Nbi), nato una ventina di anni fa e che ogni giorno segna la salute del settore. Negli ultimi dodici mesi ha incassato un rialzo del 33%, grazie anche ai primi trimestri dei principali gruppi del settore. I leader di Borsa, in ordine di capitalizzazione, sono la Gilead, la Amgen, la Biogen Idec e la Celgene, tutti campioni mondiali per i loro prodotti che curano le malattie più gravi, dal cancro alle infezioni, dai problemi al sistema nervoso centrale a quelli cardiovascolari. La loro forza si basa sullo sviluppo di farmaci biotech, per i quali però ci vogliono in media tra i 10 e i 12 anni prima di arrivare alla loro commercializzazione, mentre il lancio sul mercato dei prodotti deve passare negli Stati Uniti il vaglio della Fda (la Food and drug administration) e in Europa dell’Emea (la European medicines agency).
L’impatto del debutto dei nuovi farmaci è ben visibile sui conti del primo trimestre 2014 di Gilead, un colosso che vale 125 miliardi di dollari e ne fattura 11,2 all’anno con utili per 3 miliardi. L’azienda ha iniziato a contabilizzare le vendite di Sovaldi, dopo il via libera della Fda lo scorso dicembre: successivamente è sbarcato anche nei 28 Paesi dell’Unione europea. I ricavi dei primi tre mesi del 2014 della Gilead sono saliti da 2,5 a 4,9 miliardi di dollari: quasi raddoppiati con le sole vendite del farmaco contro l’epatite C. Le sue potenzialità sono nei numeri del sistema sanitario Usa: l’epatite C cronica colpisce 4 milioni di persone solo negli Stati Uniti, la maggior dei quali sono i cosiddetti babyboomers, nati tra il 1945 e il 1965. Oggi la malattia è una delle principali cause di tumore e di trapianti di fegato e negli ultimi anni ha superato l’Hiv/Aids come causa di