Nella seduta plenaria del 27 maggio 2011 il CNB ha approvato all’unanimità il Parere “La sperimentazione farmacologica nei Paesi in via di sviluppo” elaborato dai Proff. Salvatore Amato, Silvio Garattini, Laura Palazzani. Si tratta di un tema di estrema rilevanza a livello internazionale, sul quale la President’s Commission degli Stati Uniti nominata da Barak Obama sta lavorando e sul quale si pronuncerà in giugno anche il Comitato Direttivo di Bioetica del Consiglio d’Europa. Nell’ambito del crescente processo di globalizzazione, sono frequenti gli studi clinici multicentrici che coinvolgono il rapporto tra i c.d. ‘Paesi sviluppati’ e ‘Paesi in via di sviluppò. Un’effettiva globalizzazione della ricerca garantirebbe un netto miglioramento quantitativo e qualitativo dell’orizzonte clinico di riferimento e aumenterebbe le condizioni di giustizia nella distribuzione dei farmaci. Purtroppo é emersa, con sempre maggiore frequenza, la preoccupazione che la “delocalizzazione” della sperimentazione sia attivata per ridurre i costi e semplificare le formalità burocratiche, per reperire con maggior facilità e rapidità “corpi” da utilizzare, per penetrare in nuovi mercati. Si parla di ‘body hunters’ o ‘cacciatori di corpi’. Da tutto ciò nasce il timore che gli interessi commerciali possano nascondersi dietro gli interessi scientifici e possano prevalere sul rispetto dei diritti umani fondamentali, traducendosi in forme di ‘colonialismo’ bioetico, di indebito sfruttamento a causa delle diseguaglianze economico-sociali oltre che culturali. Il documento del CNB, partendo dall’analisi dei documenti e linee guida internazionali, sottolinea alcuni elementi di rilevanza etica. In particolare sottolinea: 1) che la ricerca abbia sempre una giustificazione clinica per il Paese ove si effettua la sperimentazione; 2) che si attivi una consultazione con i rappresentanti della cultura locale; 3) che il consenso informato sia espresso in modo libero e |
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