Più efficienza per il sistema sanitario, ma anche una maggiore responsabilizzazione dei pazienti: l’approccio tecnologico sarà inevitabile, ma servirà sperimentare nuove idee per interfacciare i dottori, il tech e il malato
Enormi quantità di capitale di rischio – parliamo di 8,1 miliardi di dollari nel 2018 – sono stati spesi nelle start-up digitali in ambito sanità con la premessa che l’assistenza sanitaria è matura per un cambio di paradigma. Si tratta di una narrazione ragionevole. Difatti i primi successi che vanno dal
La letteratura ci indica che il problema del sistema sanitario non è la mancanza di dati, bensì il cambiamento comportamentale di milioni di pazienti e medici. I comportamenti dei medici, dalle procedure dell’esame clinico alle prescrizioni farmacologiche e altri trattamenti, sono responsabili dell’80% dei costi dell’assistenza sanitaria negli Usa. Allo stesso modo, i comportamenti dei pazienti, tra cui scorrette abitudini alimentari, assenza di attività fisica, abitudine al fumo, eccessivo consumo di alcol e la non aderenza al trattamento farmacologico, influenzano più della metà dello sviluppo delle malattie croniche.
Ecco quindi che un focus esclusivo sui dati e la loro analisi distrarrà il sistema sanitario da ciò che è necessario fare per raggiungere la trasformazione dell’assistenza sanitaria, ovvero un significativo cambiamento del comportamento umano.
«La premessa che le previsioni basate sull’intelligenza artificiale più accurate e sfumate possano essere trasformative sembra plausibile – spiega Nicola Marino, esperto del settore con periodo di formazione in intelligenza artificiale e big data alla Harvard Medical School e fondatore della startup Intech (Innovative Training Technologies – che sta per “Tecnologie di formazione innovative”) – anche se questa premessa è probabilmente sbagliata».
La letteratura ci indica che il problema del sistema sanitario non è la mancanza di dati, bensì il cambiamento comportamentale di milioni di pazienti e medici
Perché? «Per 30 anni – continua lui – i medici hanno provato varie strategie per convertire le prove scientifiche sulle migliori abitudini in cambiamenti comportamentali. Per i clinici, l’attenzione si è concentrata sull’istruzione, sulle linee guida pratiche, sui percorsi assistenziali, sulla trasparenza e sugli incentivi, con scarsi risultati. Una volta emersa l’era dei computer e la cartella clinica elettronica, queste strategie sono diventate digitali e hanno assunto la forma di allarmi,
Per essere più chiari? «Si consideri il grande problema della scarsa aderenza al trattamento farmacologico. Solo al 70% circa di tutte le prescrizioni si sussegue il ritiro del farmaco e di quelli che vengono ritirati solo il 70% circa vengono presi correttamente per l’intero corso del trattamento. Quindi, la metà delle persone non è aderente ai farmaci e il tasso di aderenza è ancora più basso per i pazienti con condizioni croniche con polifarmacia. In tal caso analizzare i dati per identificare pazienti non aderenti o, meglio ancora, usare l’intelligenza artificiale per prevedere quali pazienti sono probabilmente non aderenti e trasmettere tali informazioni all’equipe medica sembra sorprendentemente utile, ma è improbabile che riduca sostanzialmente la non aderenza in maniera diretta. In sostanza, la medicina ha bisogno di cambiare il modo in cui i medici interagiscono con i pazienti per indurre un cambiamento virtuoso delle loro abitudini. È improbabile che approcci tecnologici semplici risolveranno problemi complessi».
La vera sfida è capire come modificare efficacemente le routine dei pazienti e il flusso di lavoro di medici e operatori sanitari
In questo senso gli esseri umani non sono macchine ma creature fatte di abitudini mentali e fisiche. Cambiare quelle abitudini richiede impegno e intenzionalità, quindi energia e conoscenze. Questo è il motivo per cui l’80% delle promesse di Capodanno non durano fino a febbraio!
La sfida fondamentale per il sistema sanitario è capire come modificare efficacemente le routine dei
L’intelligenza artificiale può avere certamente un ruolo importante, ma non sarà esclusivamente attraverso previsioni migliori che si otterranno cambiamenti drastici e migliorativi. Invece l’attenzione deve essere sul “braccio effettore dell’intelligenza artificiale”. Ossia l’uomo che combina attentamente i dati con l’economia comportamentale e altri approcci per supportare tali cambiamenti.
Il processo sarà interattivo e disordinato, avrà luogo negli ospedali e negli ambulatori medici, non nella Silicon Valley, anche se è probabile che richieda partnership tra aziende tecnologiche e organizzazioni di assistenza sanitaria. La progettazione e l’implementazione di bracci effettori che inducono un significativo cambiamento del comportamento saranno la chiave per il passaggio dalla fase di “montatura e marketing” a quella in cui si contribuirà ad apportare miglioramenti significativi alla salute delle persone e all’assistenza sanitaria. Per una umanità sempre più consapevole della sua grandezza ma anche della sua fragilità.
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