L’università è alle prese con le modifiche dello Statuto necessarie per eleggere il successore del rettore Franco Cuccurullo.
Come si ricorderà, l’imprenditore Tullio Raimondo Faiella – denunciato alla Procura dallo stesso Cuccurullo – ha richiesto direttamente al Rettore uscente la restituzione delle presunte tangenti che avrebbe versato ai ricercatori della Fondazione d’Annunzio per la sperimentazione di un farmaco.
La ricostruzione dei fatti è molto complicata e di riscontri non ce ne sono. L’unico documento è la stessa denuncia del rettore che asserisce di aver subito una tentata estorsione.
La richiesta del titolare della Farmaceutici T. S. sarebbe nata per la bocciatura di un suo prodotto da parte dell’Aifa, l’agenzia del farmaco che sovrintende alla regolarità delle medicine in commercio. Quindi, secondo l’imprenditore, la colpa del fallimento sarebbe da attribuire alla Fondazione dell’Università: di conseguenza i soldi da lui spesi dovrebbero essere restituiti, sia quelli ufficiali sia quelli in nero. La vicenda è di competenza della procura e merita di essere chiarita.
E c’è chi parla di giochi di potere, di svendita della d’Annunzio a forze accademiche non abruzzesi, di “muoia Sansone con tutti i Filistei” attribuito al rettore in scadenza, di una vendetta contro il potere universitario romano che in passato avrebbe sterilizzato un’iniziativa dello stesso Cuccurullo.
Voci che circolano insistenti nell’Ateneo e che come detto hanno surriscaldato un clima già teso.
Altri però fanno riferimento al curriculum giudiziario dell’imprenditore napoletano denunciato per far sorgere qualche dubbio sulla dinamica dei fatti, il che farebbe piazza pulita di tutte le dietrologie: il titolare della Farmaceutici T.S. in passato è stato denunciato per truffe milionarie al Sistema sanitario nazionale attraverso il comparaggio con medici e farmacisti, che venivano ricompensati con soldi e prostitute.
A Chieti ci sarebbero state solo tangenti, sarebbe la versione di Faiella: 92 mila euro in tre parti: 50 mila, 25 mila e 17 mila euro elargiti ai ricercatori, secondo i livelli di importanza nella sperimentazione. I ricercatori coinvolti però si sono già rivolti ai legali per tutelarsi ed evitare ricadute negative sui loro nomi. Intanto si sono dichiarati completamente estranei ai fatti così come sono stati narrati dall’imprenditore al rettore: «mi devi dare – avrebbe detto Faiella – non solo i 20 mila euro più iva del contratto per la sperimentazione fallita, ma anche le altre spese».
La richiesta, già irrituale per sua natura (la Fondazione infatti effettua la ricerca, studia il principio attivo, ma non garantisce l’autorizzazione da parte dell’Aifa) è stata condita con alcuni particolari di queste ulteriori spese: non si trattava di vacanze in barca o di sponsorizzazione di congressi, ma