In questi giorni ci giungono molte domande che ci chiedono se è vero che gli ISF sono ormai considerati “Operatori Sanitari”?
Facciamo una breve storia di come siamo giunti a questa affermazione.
Ha iniziato la Basilicata quando la sezione locale Fedaiisf ci ha comunicato che, grazie al loro intervento, il 24 dicembre scorso ha preso il via la campagna di screening per gli informatori scientifici del farmaco della Basilicata, frutto degli incontri fra Fedaiisf Basilicata e il Dipartimento Politiche della Persona della Regione Basilicata: “La sicurezza di questi professionisti (ISF) è fondamentale per la sicurezza delle persone e delle strutture presso cui svolgono la propria attività”.
Poi è circolata sulle varie chat whatsapp una bozza della regione Campania sul piano vaccini che la regione stessa intende adottare. Al punto 7 di questa bozza erano inseriti anche gli ISF. Ma questa era una bozza che proprio per questo abbiamo deciso di non pubblicare, fra l’altro la sua pubblicazione avrebbe potuto anche danneggiare la categoria. Poi è girata sulle varie chat una lettera del Direttore Generale dell’ASL 3 Napoli Sud ai responsabili di unità complesse e direttori di Presidio sull’attuazione del piano regionale vaccinazione in cui gli ISF erano inseriti al punto 7. Questa lettera non era pubblica e non l’abbiamo pubblicata proprio per questo. Sul sito della Regione Campania non è ancora apparso alcun piano vaccinazioni per cui non vogliamo certo dare patenti di ufficialità a cose che ancora non l’hanno. Quando questi documenti diventano pubblici, ossia fruibile da tutti, lo riferiremo puntualmente e sarà una notizia verificata e certificata.
Da queste circostanze c’è chi ha concluso che gli ISF sono “Operatori Sanitari”.
In the Piano Strategico Nazionale per la Vaccinazione anti Covid-19 si indicano le categorie a rischio che dovrebbero essere vaccinate con priorità. Oltre alle categorie note (medici, infermieri, RSA, anziani, ecc.) il Piano specifica: “Nel corso dell’epidemia si potrà attuare una strategia di tipo adattativo, qualora venissero identificate particolari categorie a rischio o gruppi di popolazione in grado di sostenere la trasmissione dell’infezione nella comunità, o nel caso in cui si sviluppassero focolai epidemici rilevanti in specifiche aree del Paese, destinando eventuali scorte di vaccino a strategie vaccinali di tipo “reattivo” (reactive vaccination)“.
Ora, visto che le stesse Strutture Sanitarie hanno considerato gli ISF a rischio con provvedimenti fortemente restrittivi della loro attività, è consequenziale e logico inserirli fra le categorie con una certa priorità vaccinale, come ha fatto, finora, la regione Basilicata e la Campania.
Per quanto ne sappiamo è ancora allo studio il come applicare le disposizioni vaccinali. Probabilmente le aziende dovranno inviare l’elenco aggiornato dei loro ISF e le rispettive residenze. Vedremo.
Da questo però a dire che gli ISF sono “Operatori Sanitari” ce ne passa. Il Piano strategico Nazionale per la Vaccinazione non parla di ISF, ma di categorie a rischio, come gli addetti alla pulizia o alle cucine degli ospedali, senza con ciò considerare i cuochi operatori sanitari. Così gli ISF devono essere considerati facenti parte di una categoria a rischio, visto che proprio le strutture sanitarie così li hanno considerati dall’inizio della pandemia.
È negli obiettivo Fedaiisf far sì che gli ISF rientrino fra gli operatori sanitari, ma non è questo delle priorità vaccinali un riconoscimento di questo tipo.