Indagine presentata durante 75° anniversario Fimmg rivela mmg insoddisfatti organizzazione in pandemia
6 medici di famiglia su 10 insoddisfatti dell’organizzazione durante la pandemia. L’84% non si è sentito supportato dalle istituzioni sanitarie. Presentata indagine in occasione del 75° anniversario FIMMG. Scotti: difficoltà medici non devono rimanere inascoltate
Quasi 6 medici su 10 (il 53,4%) si dicono insoddisfatti dell’organizzazione della medicina generale nel proprio territorio durante i mesi della pandemia e in questo periodo l’84,7% non si è sentito supportato e sostenuto dalle istituzioni sanitarie locali. Il 94,8% dice di non sentirsi un eroe anche se il 27,4% dei cittadini li considera così. Sono alcuni dei dati emersi da un’indagine realizzata da Euromedia research e illustrata durante un evento organizzato a Roma in occasione dei 75 anni della fondazione della FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale).
La ricerca è stata condotta tra il 24 maggio e il 7 giugno su un campione di oltre mille medici di medicina generale italiani.
Il 62,1% ha dichiarato di essere riuscito a seguire i pazienti dall’inizio della pandemia attraverso nuove forme di contatto come mail e chat. Per il 41,2% c’è maggiore fiducia adesso da parte dei pazienti. Il 14, 5% dice però di non averli potuti seguire come avrebbe voluto per la mancanza di dispositivi di protezione individuale.
Il 53,4% è insoddisfatto dell’organizzazione della medicina generale nel territorio in cui opera. Si ritiene, invece, soddisfatto il 58,6% dei medici del Nord Est e il 57,4% di quelli del Centro. Più di 8 medici su 10 (l’83,7%) non si ritiene supportato dalle istituzioni sanitarie della propria regione o provincia.
“Le difficoltà espresse dai medici di medicina generale non possono rimanere inascoltate – sottolinea Silvestro Scotti, segretario nazionale della FIMMG – I medici di medicina generale sono stati in prima linea anche durante la pandemia, pagando con un enorme tributo di vite il loro impegno. Ora bisogna avviare al più presto un confronto per l’evoluzione post-Covid della medicina generale. Vogliamo risposte immediate dalla politica, una sottoscrizione nel brevissimo dell’accordo 2016-2018 e un atto di indirizzo forte che dia mandato per il ridisegno di un Accordo Collettivo Nazionale che doti finalmente tutti gli studi medici di personale e di strumenti diagnostici, che finanzi adeguatamente l’attività clinica dei medici di famiglia e permetta loro finalmente, anche grazie alle nuove piattaforme informatiche e alle nuove forme associative di attuare quanto previsto dal piano nazionale della cronicità e di esser protagonisti delle prossime campagne vaccinali”.
Il 31% dei medici (e il 38% dei professionisti under 40) ritiene che il proprio territorio abbia bisogno di una grande riforma della medicina generale.
Rimane fondamentale per i medici di medicina generale il rapporto di fiducia con i propri assistiti. Ne è convito il 95,5% degli intervistati. In particolare per l’82,8% è molto importante. Per il 79% questo rapporto è mutato rispetto al passato. Il 14,1% ritiene che il mutamento sia legato alla tecnologia mentre il 60,3% per le nuove esigenze della società e il cambiamento del SSN. Oltre la metà del campione (il 55,8%) lo ritiene un cambiamento negativo per la professione.
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