In Toscana le minacce spuntano da ogni dove e per il farmacista
sopravvivere è sempre più difficile. È qui che oggi si sta combattendo la battaglia più decisiva per le sorti della farmacia
TOnche se l’attenzione dei farmacisti resta concentrata sul nuovo governo Monti, sui nomi che lo compongono – dal notissimo Catricalà all’indimenticato Giarda, che guidò la famosa commissione d’indagine sulle professioni – e sul programma che adotterà, non è a Roma ma a Firenze che al momento si sta combattendo la battaglia più cruciale per le sorti della farmacia.
Una battaglia dalle dimensioni locali solo in apparenza, perché in realtà la posta in gioco comprende la tanto attesa riforma della remunerazione (quella promessa dalla Manovra dell’estate 2010 e mai avviata) e persino il rinnovo della Convenzione nazionale, altro appuntamento atteso con impazienza. Possibile? Sì, se si tiene presente che da quelle parti governa un’amministrazione regionale che a volte mostra smanie da Granducato, da repubblica non solo federalista ma addirittura sovrana. Soprattutto in tema di farmaceutica, dove legifera incontrastato (e non riconosce altri poteri se non quello della giunta) il vulcanico direttore del servizio regionale, quel Loredano Giorni che basta il nome a inquietare i titolari.
Ecco, la Toscana è per la farmacia una terra di Mordor dove sopravvivere è sempre più difficile e le minacce spuntano fuori dal terreno: ci sono Asl che