E’ bastata una leggina lunga meno di tre pagine per soffocare la ricerca indipendente nel nostro Paese in meno di due anni. Un sistema che ha permesso di drenare un mucchio di soldi dai poveri fondi a disposizione degli scienziati verso quelli più ricchi delle compagnie di assicurazione del settore, le uniche ad averci guadagnato davvero. Ecco come è stato possibile.
Fino al 2010 i pazienti che partecipavano a uno studio clinico erano assicurati in questo modo. Nel caso di ricerche finanziate dalle case farmaceutiche, queste ultime stipulavano la polizza contrattando il premio da pagare. Non erano previsti criteri vincolanti da seguire, ma il comitato etico che approvava il protocollo valutava anche questo aspetto prima di dare il via libera. Quando la ricerca era spontanea, invece, la copertura era garantita dall’assicurazione generale a carico dell’istituzione che la promuoveva (un ospedale, per esempio).
La situazione è cambiata con il decreto del ministero del Lavoro [nella foto a destra il Ministro del Lavoro, Sacconi, con la moglie, Dr.ssa Enrica Giorgetti, Direttore Generale di Farmendustria], della salute e delle politiche sociali del 14 luglio 2009, entrato in vigore nel marzo 2010. Con questa norma, la differenza tra i due tipi di studi è stata abolita, obbligando tutti i ricercatori a stipulare un’assicurazione specifica su ogni singola ricerca seguendo determinati criteri.
Risultato? «La ricerca spontanea in Italia si sta riducendo a causa di questi costi aggiuntivi» spiega Dionisio Franco Barattini, direttore medico di Opera Cro, una società di ricerca clinica per enti pubblici e aziende private, «e potrebbe scendere presto dal 26-28 per cento del numero totale al 14 per cento circa». In altre parole, si dimezzerà.
I nuovi obblighi di legge, infatti, sono una mazzata per le casse degli enti non profit. Come spiega Andrea Pession, responsabile del centro operativo dell’Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica (Aieop): «Uno studio della durata di cinque anni può costare fino a un milione di euro e il 15 per cento è rappresentato dalle coperture assicurative, un onere insostenibile per la ricerca indipendente».
Un dato in linea con quello stimato dalla maggior parte degli scienziati, che parla di una spesa per l’assicurazione pari a circa il 10-15 per cento del costo totale. E i prezzi sono così elevati anche perché la legge impone di calcolare il premio più in base al numero di pazienti coinvolti che valutando il rischio corso realmente. E se si pensa che ogni anno l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) finanzia studi indipendenti per circa 25-30 milioni di euro, per esempio, significa che il regalino per le compagnie potrebbe essere di oltre 4 milioni di euro.
L’Aieop sottolinea che «la ricerca clinica indipendente nel settore dell’oncologia pediatrica in Italia è bloccata da due anni» e in questo periodo &laqu