L’informatore medico-scientifico è in attesa di un bonus da 12000 dollari. Sfortunatamente, però, la sua possibilità di ottenere una posizione lavorativa migliore presso un’altra compagnia farmaceutica si concretizzerebbe un mese prima che il bonus venga registrato. Come fare a ottenere sia il bonus sia il nuovo lavoro? Sono interrogativi di questo tipo con relative risposte a caratterizzare il sito cafepharma.com. Un sito dove da sei anni a questa parte rappresentanti di farmaci e di dispositivi medici intrecciano discussioni relative alle loro vite, professionali in particolare. Un articolo del New York Times racconta come è organizzato.
Cafepharma contempla parecchie news sull’industria della salute, ma la parte più succulenta è quella nella quale migliaia di informatori sfogano le loro frustrazioni e paure. Così, celate nell’invettiva e nel sarcasmo, si trovano informazioni utili basate su una conoscenza inevitabilmente profonda dell’industria farmaceutica. E non è un caso che a leggere siano investitori, avvocati querelanti, giornalisti e cacciatori di teste, che difficilmente però lasciano un post. Come sottolinea Llyod Mandel, che è il fondatore di cafepharma, “ci sono un sacco di persone scontente che scrivono sul sito, e quando si pubblicano post si ricevono risposte da rappresentanti qualificati”. Soltanto gli insider dell’industria farmaceutica, però, sono in grado di stabilire quali pubblicazioni siano accurate. I numeri sono sintomatici della dimensione della questione. Su cafepharma si trovano oltre 1,5 milioni di post in risposta a quasi 150000 domande. E questo da quando l’attività è cominciata nel dicembre 2001. Il board del forum è suddiviso in specialità mediche, in aree geografiche e in compagnie farmaceutiche. Le discussioni possono vertere su argomenti generici, come i consigli di vendita, o più specifici, come la difficile convivenza con un capo “insopportabile”. Poi esiste il board chiamato “civiltà perdute” nel quale si parla di compagnie scomparse a seguito di fusioni e acquisizioni. Non mancano poi discussioni su difetti del management o peculiarità dei responsabili vendite e si arriva fino agli affari di cuore con colleghi o clienti, anche se in questo caso più che mai i contenuti sono filtrati. Non c’è da sorprendersi se i fan di cafepharma sono piuttosto rari nelle aziende. L’unico interesse che le aziende hanno, spiega una rappresentante di Pfizer al New York Times, è quello di monitorare che non sia lesa la loro integrità. E sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche un’azienda di dispositivi medici come Medtronic che dichiara di non approvare siti di questo tipo. Peraltro Sarah Palmer, la webmaster del sito, sottolinea che ogni giorno vengono rimossi molti post per violazioni di varia natura: dagli attacchi personali al linguaggio razzista, dalle violazioni sulla pubblicità allo spamming. Il sito peraltro non sa chi siano i 18000 visitatori registrati che rilasciano i commenti, né dove si trovino. I proprietari di cafepharma, nel frattempo, vogliono mantenere un basso profilo. Si tratta, infatti, di ex operatori delle vendite nelle aziende farmaceutiche che temono ritorsioni. Le azioni legali sono dietro l’angolo.
Cafepharma contempla parecchie news sull’industria della salute, ma la parte più succulenta è quella nella quale migliaia di informatori sfogano le loro frustrazioni e paure. Così, celate nell’invettiva e nel sarcasmo, si trovano informazioni utili basate su una conoscenza inevitabilmente profonda dell’industria farmaceutica. E non è un caso che a leggere siano investitori, avvocati querelanti, giornalisti e cacciatori di teste, che difficilmente però lasciano un post. Come sottolinea Llyod Mandel, che è il fondatore di cafepharma, “ci sono un sacco di persone scontente che scrivono sul sito, e quando si pubblicano post si ricevono risposte da rappresentanti qualificati”. Soltanto gli insider dell’industria farmaceutica, però, sono in grado di stabilire quali pubblicazioni siano accurate. I numeri sono sintomatici della dimensione della questione. Su cafepharma si trovano oltre 1,5 milioni di post in risposta a quasi 150000 domande. E questo da quando l’attività è cominciata nel dicembre 2001. Il board del forum è suddiviso in specialità mediche, in aree geografiche e in compagnie farmaceutiche. Le discussioni possono vertere su argomenti generici, come i consigli di vendita, o più specifici, come la difficile convivenza con un capo “insopportabile”. Poi esiste il board chiamato “civiltà perdute” nel quale si parla di compagnie scomparse a seguito di fusioni e acquisizioni. Non mancano poi discussioni su difetti del management o peculiarità dei responsabili vendite e si arriva fino agli affari di cuore con colleghi o clienti, anche se in questo caso più che mai i contenuti sono filtrati. Non c’è da sorprendersi se i fan di cafepharma sono piuttosto rari nelle aziende. L’unico interesse che le aziende hanno, spiega una rappresentante di Pfizer al New York Times, è quello di monitorare che non sia lesa la loro integrità. E sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche un’azienda di dispositivi medici come Medtronic che dichiara di non approvare siti di questo tipo. Peraltro Sarah Palmer, la webmaster del sito, sottolinea che ogni giorno vengono rimossi molti post per violazioni di varia natura: dagli attacchi personali al linguaggio razzista, dalle violazioni sulla pubblicità allo spamming. Il sito peraltro non sa chi siano i 18000 visitatori registrati che rilasciano i commenti, né dove si trovino. I proprietari di cafepharma, nel frattempo, vogliono mantenere un basso profilo. Si tratta, infatti, di ex operatori delle vendite nelle aziende farmaceutiche che temono ritorsioni. Le azioni legali sono dietro l’angolo.