Nomine, farmaceutica, forniture, negligenza, sanità privata. Sono i 5 ‘punti’ deboli della sanità italiana in tema di corruzione, un fenomeno ‘mangia risorse’ che assorbe oltre 6 miliardi. A individuare le aree critiche uno degli studi presentati a Roma nel corso della II Assise nazionale sull’etica di sanità pubblica.
Dall’analisi realizzata da Transparency International si evidenziano problemi per ciascuna area a rischio. In particolare:
– Nomine: ingerenza politica, conflitto di interessi, revolving doors, spoil system, insindacabilità, discrezionalità, carenza di competenze.
– Farmaceutica: aumento artificioso dei prezzi, brevetti, comparaggio, falsa ricerca scientifica, prescrizioni fasulle, prescrizioni non necessarie, rimborsi fasulli.
– Procurement: gare non necessarie, procedure non corrette, gare orientate o cartelli, infiltrazione crimine organizzato, carenza di controlli, false attestazioni di forniture, inadempimenti-irregolarità non rilevate.
– Sanità privata: mancata concorrenza, mancato controllo requisiti, ostacoli all’ingresso e scarso turnover, prestazioni inutili, false registrazioni Drg, falso documentale.
Inoltre, secondo il consorzio di ricerca Coripe, ci sono alcuni ‘fattori facilitanti’, legati ai conflitti di interessi nell’informazione, che si verificano quando la salute dei pazienti e la verità di ricerca vengono sacrificati a vantaggi personali. E anche in questo caso ci sono 5 ambiti a rischio, in cui il conflitto d’interesse può inficiare l’operato sanitario più virtuoso. Ovvero, il mercato delle prestazioni sanitarie, dove i professionisti possono influenzare sia la domanda che l’offerta; l’informazione scientifica, visto l’impiego di ingenti capitali per la ricerca provenienti dall’industri privata; le società scientifiche, che definiscono standard di cura e comportamento dei propri iscritti; le associazioni di pazienti, chiamate a partecipare alle decisioni pubbliche, che presentano strutture, composizioni e finanziamenti non sempre chiari
17 Aprile 2014 – PharmaKronos