Costruzioni, metallurgico e distribuzione sono i settori più penalizzati dalla frenata dell’economia globale. Seguiti a ruota, nella graduatoria del rischio, da agroalimentare, auto ed elettronica. Mentre la pharmaceutical, e in minor misura l’energia e i trasporti, mostrano ancora capacità di resistenza. Questa la classifica stilata da Coface, il colosso francese dell’assicurazione dei crediti commerciali, che ha appena pubblicato il suo primo «Panorama dei settori».
I comparti presi in considerazione sono 14, in tre macro-regioni: l’Asia emergente, il Nord America e l’Unione europea. Lo studio si basa su ricavi, solidità finanziaria e abitudini di pagamento di 6mila imprese. Due terzi dei settori presentano fattori di rischio.
Le costruzioni sono considerate da Coface particolarmente a rischio nell’Europa meridionale, dove, per esempio, la bolla immobiliare che ha messo in ginocchio la Spagna non si è ancora risolta. Investimenti e progetti continuano a diminuire e una ripresa a breve non è ipotizzabile. Le imprese del settore sono fortemente indebitate e i mancati pagamenti non sono «così insoliti, soprattutto in Italia». Negli Stati Uniti stanno arrivando i primi segnali di inversione di rotta, dopo che i prezzi hanno perso il 30% rispetto al picco raggiunto a luglio del 2006. Insomma, qui il fondo potrebbe essere stato toccato.
Altro settore in grave crisi in Europa è il metallurgico: il comparto soffre di sovracapacità produttiva in un momento di profonda difficoltà dei suoi principali clienti, le industrie dell’auto e delle costruzioni. Il calo della domanda aumenta le pressioni al ribasso dei prezzi in un ramo d’attività che ha costi fissi molto alti e margini ridotti e che quest’anno sono precipitati di più del 40 per cento. La situazione è appena poco migliore negli Stati Uniti, mentre in Cina il rallentamento della crescita economica e le iniziative prese dal Governo per sgonfiare la bolla immobiliare hanno costretto molte imprese del settore a chiudere l’anno in perdita, con indici di profitto in calo del 38 per cento.
Bilanci in rosso anche per le aziende dell’agroalimentare: le difficoltà a onorare i pagamenti aumentano soprattutto in Spagna e Italia. Passando ai settori che si "difendono", si distingue soprattutto la farmaceutica. L’aumento della spesa per la salute gonfia le vele dei produttori in Europa e negli Stati Uniti. E tuttavia, gli sforzi intrapresi dai Governi per abbassare la spesa farmaceutica potrebbero avere un impatto negativo sui rimborsi e aumentare la concorrenza sui farmaci generici. Grandi potenzialità si possono aprire in Cina, dove è cominciato il processo di costruzione di un sistema sanitario universale, in linea con l’obiettivo del Governo di spostare il modello di sviluppo sul versante della domanda interna. Bene anche l’India, dove l’industria farmaceutica è in salute e può contare su personale altamente qualificato.