Il decreto nasconde un fine inquietante: demolire la Sanità Pubblica per giustificare l’ennesima privatizzazione, cioè svendita di un bene pubblico. I medici non prescrivono più farmaci se non indicati in un piano terapeutico dello specialista. Il medico, per evitare di essere multato, ha due scelte: Inviare il paziente alla visita specialistica oppure, se ritiene la questione di una certa urgenza, inviarlo al Pronto Soccorso. La minestra riscaldata Lorenzin, il suo governo e compari non hanno inteso punire i veri responsabili dei disastri provocati alla Sanità Pubblica.
Il Decreto Lorenzin del 20/01/2016 è un’accozzaglia di disposizioni atte a soddisfare un coacervo d’interessi delle lobby amiche. Il decreto nasconde un fine inquietante: demolire la Sanità Pubblica per giustificare l’ennesima privatizzazione, cioè svendita di un bene pubblico. Il Governo Renzi lavora per far passare il concetto che la salute deve diventare un privilegio che può permettersi chi ha disponibilità finanziarie. Il decreto impone condizioni di erogabilità legandole all’appropriatezza prescrittiva per 203 prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili dal Ssn. Prestazioni classificati con DM 22/07/1996 (Governo Prodi) e previsti dal decreto Enti locali n.78 del 19/06/2015, convertito nella legge n.125 del 6 /08/2015 (Governo Renzi).
L’astuta ministro alla sanità con il diploma di maturità classica Lorenzin, non si rende conto dei disagi che può procurare il suo decreto agli assistiti. Assistiti definiti pazienti perchè, se necessitano di assistenza sanitaria, hanno l’obbligo di armarsi di tanta pazienza se non sono raccomandati e/o parenti, amici e compari dei politicanti. L’obiettivo di Lorenzin, insieme ad Alfano, Verdini & Company, mandati dal mecenate Berlusconi a soccorrere il governo del suo allievo Renzi, è quello di realizzare, nell’apostata centrosinistra, ciò che non sono riusciti a fare con la destra. Lorenzin ha decretato: I medici che prescrivono, a carico del SSN, prestazioni inappropriate, contravvenendo alle condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva su prestazioni verranno multati. Sono previste anche sanzioni per i Direttori Generali di Asl e ospedali; questi però godono di immunità.
Il 20 gennaio 2016 la maturata e istruita Lorenzin ha definitivamente abrogato il principio: meglio prevenire che curare. I medici non prescrivono più farmaci se non indicati in un piano terapeutico dello specialista. Per una qualsiasi prescrizione medica bisogna andare dal medico curante, farsi prescrivere una visita specialistica, aspettare i lunghissimi tempi d’attesa e dopo la visita, lo specialista prescrive la terapia e durata della stessa. Se la terapia non dovesse bastare per la guarigione bisogna ripetere la trafila. Il medico di famiglia non prescrive terapie se non è convinto dell’ appropriatezza prescrittiva. Il medico, per evitare di essere multato, ha due scelte: Inviare il paziente alla visita specialistica oppure, se ritiene la questione di una certa urgenza, inviarlo al Pronto Soccorso. I risultati sono facilmente intuibili.
Il paziente inviato alla visita specialistica se ha disponibilità finanziarie si rivolge al privato, semmai anche in nero, oppure paga la visita all’ospedale pubblico. Se non è in grado di soddisfare le condizioni precedenti aspetta che il male si aggravi per finire ricoverato in ospedale con costi ben noti. Nel caso in cui il medico di famiglia ritiene che il paziente abbisogna di cure immediate, per evitare di prescrivere terapie che possano essere ascritte a canoni avversi all’appropriatezza, manda il paziente al Pronto Soccorso. Così il medico di famiglia si esime da ogni responsabilità assumendo il semplice ruolo di produttore di ricette, mentre il Pronto Soccorso s’intasa. Naturalmente, per esprimere un giudizio sull’appropriatezza del decreto, bisogna sperimentare e provare sulla propria pelle gli effetti del provvedimento.
Guarda caso ci sono incappato proprio io. I’8 febbraio c.a. mi sono recato dal medico di famiglia per un problema respiratorio. Il medico ha riscontrato un problema bronchiale e, per non contravvenire al precetto dell’appropriatezza, prima di prescrivere una terapia ha ritenuto opportuno accertarsi dell’esattezza della diagnosi. La certezza della diagnosi la può fornire una radiografia. Ritenuto il caso di una certa gravità ha deciso di inviare il suo assistito al Pronto Soccorso con una richiesta di urgenza per una radiografia toracica. Al Pronto Soccorso dopo l’anamnesi, il medico di turno ha ritenuto opportuno una indagine cardiaca con ECG, esami del sangue e radiografia al torace. Dopo circa tre ore, rilevando dai mezzi diagnostici tutto negativo, ha completato la procedura con una visita. E’ stata diagnosticata una semplice infezione alla gola curabile con OKI; una al mattino e una alla sera.
La notte tra l’8 e il 9 febbraio la situazione è peggiorata. Al mattino successivo mi sono recato di nuovo dal medico di famiglia che, incredulo per la terapia prescritta dal Pronto Soccorso, ha cercato di contattare lo specialista dell’ospedale per una possibile visita d’urgenza. Lo specialista non può visitare un paziente se non dietro prenotazione oppure dietro pagamento della prestazione. La prenotazione per via CUP era possibile per il mese di luglio. A questo punto il medico di famiglia ha inteso prendersi la responsabilità di prescrivere una terapia; che Dio ce la mandi buona!
Sarà pur vero che la sanità pubblica italiana è nota per sprechi, inefficienze, usi e abusi d’ogni genere. E’ altrettanto vero che gli assistiti non hanno responsabilità diretta sugli sprechi e sulle inefficienze del Ssn, se non quella di continuare a dare fiducia a soggetti che dovrebbero stare migliaia di miglia lontani dalla gestione amministrativa della cosa pubblica. La minestra riscaldata Lorenzin, il suo governo e compari non hanno inteso punire i veri responsabili dei disastri provocati alla Sanità Pubblica. Quelli devono continuare nell’azione devastatrice del sistema per giustificare la futura consegna ad alcuni istituti assicurativi, amici, pronti a speculare anche sulla salute dei cittadini.
Alla fine, in tutto questo bailamme di conflitti e competenze, a pagare è sempre e solo il paziente che di pazienza ne deve avere tanta. L’astuta ministro maturata classica Lorenzin se veramente intende ridurre ed eliminare sprechi nella Sanità pubblica dovrebbe emanare un decreto con altre precise finalità. Eliminare gli sprechi intervenendo sui costi di gestione della sanità affidata ad incompetenti indicati dalla partitocrazia; pagare questi signori in funzione di obiettivi da raggiungere; ridurre i costi degli appalti affidati ad amici e compari esperti nella lievitazione dei prezzi per le continue tangenti; costringere le lobby farmaceutiche a ridurre i costi dei farmaci; ridurre l’accreditamento a strutture diagnostiche attraverso l’efficientamento del servizio pubblico; premiare e valorizzare il personale medico, paramedico e specialistico per le capacità, le professionalità e la dedizione al servizio e non per le appartenenze; formare il personale e dotare le strutture pubbliche di strumenti diagnostici all’avanguardia. Questo ed altro diventa fattibile solo se si ha la capacità e la volontà politica di tutelare la salute pubblica togliendo alla partitocrazia la gestione di un bene e di un servizio pubblico garantito dalla Costituzione Italiana.
Art. 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.