«Garantire la tutela brevettuale per assicurare innovazione terapeutica e sviluppo economico»
Innovazione, ricerca e sviluppo e… tutela brevettuale per garantire che le prime tre possano continuare a fornire il loro contributo non solo alla salute dei pazienti ma anche allo sviluppo economico, scientifico e industriale. Dell’Italia e non solo, ovviamente.
Su questi temi si è articolato l’incontro “Valorizzare la ricerca, investire nella vita – Il brevetto farmaceutico in Italia”, che si è svolto lo scorso 3 aprile a Roma, organizzato dallo IAPG, Italian American Pharmaceutical Group, in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti e l’American Chamber of Commerce, che ha visto la partecipazione di parlamentari e rappresentanti dei ministeri dello Sviluppo economico e della Salute oltre a quelli di Società scientifiche, Associazioni dei pazienti e del mondo imprenditoriale.
«La sfida di oggi è quella di portare nuovi farmaci ai pazienti, garantendo, allo stesso tempo, la sostenibilità del sistema sanitario globale» sottolinea Lewis M. Eisenberg, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, che ha aperto la conferenza. Ma «affinché l’innovazione possa svilupparsi – prosegue – è fondamentale per l’industria avere un contesto regolatorio e lavorativo fortemente basato sulla trasparenza e sulla certezza delle regole. Oggi è più che mai importante creare e preservare un ambiente favorevole all’innovazione. E soltanto attraverso un dialogo aperto tra tutte le parti si potranno trovare nuove soluzioni per fare fronte alle sfide di oggi».
Le aziende farmaceutiche italiane a capitale americano operano in Italia dal 1949, hanno un fatturato di 8,1 miliardi di euro, di cui un terzo destinato all’export, 13 mila dipendenti (più altrettanti nell’indotto) e negli ultimi cinque anni hanno investito 2 miliardi in Ricerca e sviluppo (R&S). «Vogliamo confermare e rafforzare questa presenza» assicura Fabrizio Greco, presidente dello IAPG. «Nei prossimi sei anni – osserva – verranno investiti più di 1.000 miliardi di dollari in R&S dal settore farmaceutico a livello mondiale: il 50% di questi investimenti verrà dalle aziende statunitensi».
L’industria farmaceutica in Italia «è uno dei settori trainanti dell’economia – ricorda Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, l’associazione delle aziende farmaceutiche – e con 32 miliardi di produzione, di cui l’80% destinato all’export, il nostro Paese è il primo produttore farmaceutico in Europa. Anche nella Ricerca e sviluppo le imprese del farmaco danno un importante contributo: studi clinici per 700 milioni di euro nel 2017, collaborazioni con Università e con Istituti pubblici di ricerca, 1,5 miliardi di euro investiti in R&S solo nel 2017. Considerando gli investimenti previsti in R&S, l’Italia può e deve cercare di migliorare la propria attrattività. Siamo già l’Hub europeo per la produzione – conclude Scaccabarozzi – vogliamo diventare anche l’Hub per lo sviluppo delle nuove terapie».
Perchè questa crescita sia possibile «occorre aprire un dialogo costruttivo con le Istituzioni – spiega infine Greco – per individuare insieme politiche che migliorino i tempi e le condizioni di accesso delle terapie innovative e che garantiscano il rispetto della tutela brevettuale, evitando approcci esclusivamente economicistici che promuovano un’equivalenza terapeutica non basata su criteri scientifici».