Mazzette bipartisan per sovraprezzare i farmaci: questa l’accusa dei magistrati greci, che però finiscono nel tritacarne dei partiti. Il ruolo del Dipartimento di Giustizia Usa è stato decisivo nelle indagini, che hanno alzato il sipario su un profitto annuo di 500 milioni di euro. Fascicolo da 3000 pagine
Of Francis De Palo | 11 Aprile 2019 | Il Fatto Quotidiano
– C’è anche l’ex ministro socialista della salute Andreas Loverdos tra gli indagati in Greece per lo scandalo Novartis, la mega inchiesta fatta in collaborazione con l’Fbi che sta scoperchiando un vero e proprio vaso di Pandora di tangenti e sovraprezzi di farmaci per l’erario ellenico. L’azione della procura greca anticorruzione ha portato alla rimozione dell’immunità di Loverdos che dovrà dare spiegazioni sulle quattro composizioni farmaceutiche (Gilenya, Tasigna di 150 mg e 200 mg e Lucentis) che costavano uno sproposito all’erario per decisione del suo Ministry of Health. Per questo avrebbe intascato una mazzetta da 200mila euro. Le accuse contro Loverdos, incluse in un voluminoso fascicolo di 3000 pagine trasmesso al Parlamento, si basavano sulle affermazioni di quattro informants, le cui identità rimangono segrete. Ad aggravare la sua posizione un appunto interno alla Novartis finito nelle mani dei magistrati che spiega l’intervento dell’allora ministro socialista sul farmaco Gilenya: “A tempo di record, è la prima volta che un prodotto registra l’approvazione del prezzo oltre la procedura standard”.
Secondo i federali un’agenzia pubblicitaria ha svolto il ruolo di soggetto-ponte per corrompere i funzionari, come risulta da una serie di fatture fittizie agli atti della procura anticorruzione di Atene. Entro il mese di maggio si deciderà anche l’authorization a procedere per gli altri indagati, tutti nomi eccellenti della politica greca ed europea: si va dall’ex premier conservatore Antonis Samaras, all’ex ministro della sanità Adonis Georgiades (anch’egli di Nea Dimokratia), dall’attuale governatore della Banca di Grecia ed ex ministro dell’economia Yanis Stournaras, all’attuale commissario Ue all’immigrazione Dimitris Avramopoulos. Tutto nasce dalle dichiarazioni di un ex manager greco della Novartis, che il giorno di Capodanno del 2016 minacciò di gettarsi nel vuoto dal roof garden dell’Hotel Hilton di Atene se non fosse stato ascoltato dal magistrato ateniese che negli ultimi anni si è occupato di anticorruzione. Dopo le sue rivelazioni venne perquisita anche l’abitazione privata Yanis Stournaras, ex ministro delle Finanze sotto il premier tecnico Luka Papademos e attuale Governatore della Banca di Grecia.
Cadono le accuse invece per gli ex ministri Evangelos Venizelos, Andreas Lykouretzos e Georgios Koutroumanis e per l’ex premier Panagiotis Pikrammenos. L’opposizione di Nea Dimokratia respinge le accuse. Secondo la portavoce Sofia Zacharaki il governo Tsipras “in preda al panico per le manifestazionipubbliche contro l’accordo di Prespa ha inventato quello che pretende essere il più grande scandalo dalla fondazione dello stato greco per screditare dieci dei suoi rivali politici”. La risposta del governo Syriza è affidata allo speaker Dimitri Tzanakopoulossecondo cui il caso ha “completamente terrorizzato i poteri del vecchio establishment e portato a reazioni che sono indicative della sua mentalità”, aggiungendo che Nea Dimokratia e Pasok stanno cercando di intimidire i pubblici ministeri. Proprio l’Associazione nazionale i procuratori Greece, dopo gli attacchi da più parti ai magistrati, in una nota ufficiale ha reagito contro i commenti offensivi dei partiti coinvolti, sottolineando il fatto che già sono costretti a “esercitare il loro dovere costituzionale in condizioni avverse” per via dell’austerità dovuta alla crisi.