Cari colleghi, eccomi di nuovo qui.
Motivo della mia chiacchierata di oggi, riguarda il comportamento adottato dalle aziende farmaceutiche nei confronti degli informatori scientifici del farmaco. Da sempre il rapporto fra isf ed azienda è stato a dir poco strano, ma ultimamente è divenuto addirittura aberrante.
La svolta nei rapporti fra Isf ed aziende è cambiato quando alcuni manager si sono resi conto che il settore stava cambiando, impedendo il raggiungimento dei soliti profitti stellari sia per la diminuzione del prezzo dei farmaci sia per i sempre più stringenti controlli sulla prescrizione dei farmaci.
Per tali motivi in alcune aziende si è deciso che sacrificando gli informatori che avevano da sempre contribuito al benessere aziendale si sarebbero potuti ottenere eguali benefici economici pur senza aumentare i fatturati. Diminuendo i costi fissi e lasciando il fatturato uguale aumenta infatti proporzionalmente il profitto ed il gioco è fatto. Ad aumentare le difficoltà degli isf si sono poi aggiunte le varie fusioni fra aziende che da sempre hanno creato un esercito di disoccupati.
In questo contesto si vanno ad inserire gli ultimi avvenimenti che stanno colpendo la più grande multinazionale giapponese presente sul mercato farmaceutico. In questa azienda che circa 6 mesi fa ha acquisito un’altra importante realtà del settore farmaceutico internazionale, gli isf vengono trattati come schiavi della gleba, al di là dei soliti teorici corsi sulla gestione delle risorse umane non si va.
Tanti aspetti di normale rapporto fra azienda e dipendente sono lettera morta. Un esempio pratico. Sono sei mesi che l’azienda ne ha acquisita un’altra ed ancora nessuno dei dipendenti sa quale sarà il proprio futuro lavorativo. Ogni 15 giorni delle newsletter che praticamente non dicono mai nulla di particolare se non enunciare principi generale di attesa e di lavoro dovrebbero secondo alcuni manager tranquillizzare gli animi.
Invece fra tutti gli isf (direi anche giustamente) tutta questa attesa sta aumentando la tensione e la paura per il futuro. A ciò si deve aggiungere anche l’operato di qualche capoarea che non fa altro che esasperare gli animi chiedendo risultati impossibili. Nell’altra azienda l’atmosfera non è molto diversa. Nonostante sia stato chiesto dalla RSU un incontro ufficiale per sapere il futuro sia della vecchia che della nuova struttura, l’azienda ha utilizzato una vecchia tecnica che è quella di prendere tempo senza chiarire le domande e i dubbi di tutti.
Anche l’arrivo del nuovo AD che aveva fatto sperare in una cambio di rotta è stata una solenne delusione. Tranne una riunione con i capoarea, questo esimio signore non si è degnato neanche di scrivere una mail per farsi conoscere e per salutare chi già operava nella struttura che si è trovato a dirigere.