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GIMBE in difesa del SSN: finanziamento della sanità pubblica sotto la media dei paesi OCSE. Le reazioni politiche

Le dichiarazioni di Nino Cartebellotta, presidente GIMBE, apparse ieri sui principali notiziari nazionali, hanno suscitato numerose reazioni da parte dei partiti di opposizione. Scarseggiano ancora le voci delle forze di maggioranza e del Governo.

«I princìpi fondamentali del Servizio Sanitario Nazionale – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – universalità, uguaglianza, equità, sono stati traditi e oggi sono ben altre le parole chiave del nostro SSN: infinite liste di attesa, affollamento dei pronto soccorso, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure».
Il finanziamento del sistema sanitario nazionale è uno dei temi che da mesi stanno al centro del dibattito politico, vista l’enorme difficoltà delle Regioni nel garantire i servizi essenziali, la mancata erogazione dei ristori Covid e in generale l’assenza del problema dall’agenda di Governo.
«Per tale ragionespiega Cartabellotta – con l’imminente Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NaDEF) e, soprattutto, in vista della discussione sulla Legge di Bilancio 2024, la Fondazione Gimbe ha analizzato la spesa sanitaria pubblica nei paesi dell’Ocse al fine di fornire dati oggettivi utili al confronto politico e al dibattito pubblico ed evitare ogni forma di strumentalizzazione».
La spesa sanitaria pubblica include per ciascun paese diversi schemi di finanziamento, di cui uno solitamente prevalente: fiscalità generale (es. Italia, Regno Unito), assicurazione sociale obbligatoria (es. Germania, Francia), assicurazione privata obbligatoria (es. USA, Svizzera).
La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media Ocse del 7,1% che alla media europea del 7,1%. Sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del Pil investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del Pil) ai +0,3 dell’Islanda (7,1% del PIL).
Anche la spesa sanitaria pubblica pro-capite nel 2022, pari a € 3.255, rimane al di sotto sia della media Ocse (€ 3.899) con una differenza di € 644, sia della media dei paesi europei (€ 4.128) con una differenza di € 873. E in Europa sono ben 15 paesi a investire più di noi in sanità, con un gap che va dai +€ 583 della Repubblica Ceca (€ 3.838) ai +€ 3.675 della Germania (€ 6.930).
«Al cambio corrente dollaro/europrecisa Cartabellotta – il gap con la media dei paesi europei dell’area Ocse oggi ammonta ad oltre euro 808 pro-capite che, tenendo conto di una popolazione residente Istat al 1° gennaio 2023 di oltre 58,8 milioni di abitanti, si traduce nella cifra monstre di oltre 47,6 miliardi di euro».

Viene infine analizzato il trend della spesa pro-capite del periodo 2008-2022 nei paesi del G7 dove l’Italia figura all’ultimo posto. «l’Italia tra i paesi del G7 è stata sempre ultima per spesa pubblica pro-capite: ma se nel 2008 le differenze con gli altri paesi erano modeste, con il costante e progressivo definanziamento pubblico degli ultimi 15 anni sono ormai divenute incolmabili»

«I confronti internazionali sulla spesa sanitaria pubblica pro-capite relativi al 2022 – conclude Cartabellotta – confermano che l’Italia in Europa precede solo i paesi dell’Est (Repubblica Ceca esclusa), oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. E tra i Paesi del G7, di cui nel 2024 avremo la presidenza, siamo fanalino di coda con gap ormai incolmabili, frutto della miopia della politica degli ultimi 20 anni che ha tagliato e/o non investito in sanità ignorando – a differenza di altri paesi – che il grado di salute e benessere della popolazione condizionano la crescita del PIL. Ovvero che la sanità pubblica è una priorità su cui investire continuamente e non un costo da tagliare ripetutamente. Ecco perché il nostro Paese ha urgente bisogno di invertire la rotta, con segnali già visibili nella NaDEF 2023 e, soprattutto, nella prossima Legge di Bilancio. Altrimenti sarà l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute».


I Commenti:

“Condividiamo l’allarme lanciato da GIMBE: l’Italia da decenni ha una spesa sanitaria molto inferiore alla media Ue e OCSE, sia se si considera la percentuale rispetto al Pil sia che si prende a riferimento la spesa pro capite. Come sempre la Fondazione Gimbe ci propone una riflessione su dati inoppugnabili ed estremamente preoccupanti. Nemmeno lo sforzo, pure importante, che i Governi Conte 2 e Draghi hanno fatto negli anni 2019-2021 sono stati sufficienti a colmare il gap che ci divide dai Paesi maggiormente sviluppati. E lo stato di sofferenza in cui versa il nostro sistema sanitario nazionale è testimoniato ogni giorno dalle interminabili liste d’attesa, dal malessere e la frustrazione che vivono gli operatori e le operatrici, dalle diseguaglianze crescenti tra chi accede ai servizi rivolgendosi al privato e chi è costretto a rinunciare alle cure. Di questa situazione allarmante sono testimonianza le richieste che tutte le Regioni, comprese quelle governate dal centro-destra, hanno rivolto al Governo Meloni perché non si torni al definanziamento della Sanità pubblica. Lo stesso Ministro Schillaci ha chiesto quattro miliardi in più per la prossima Legge di Bilancio. È responsabilità della politica, di entrambi gli schieramenti, scongiurare che la crisi del Sistema Sanitario Nazionale pubblico diventi irreversibile! Per questo il Pd è pronto, insieme alle altre opposizioni e raccogliendo le richieste di Regioni e forze sociali, a fare dell’incremento pluriennale del Fondo Sanitario Nazionale fino almeno al 7,5% del Pil, della riduzione delle liste d’attesa, dell’assunzione del personale necessario, una priorità assoluta in vista della prossima Legge di Bilancio”. Nota della Responsabile Salute e Sanità della Segreteria Nazionale del Partito Democratico, On. Marina Sereni.

(Panorama della Sanità – 6 settembre 2023)


“I dati di Gimbe confermano l’allarme che come Azione abbiamo lanciato. Il nostro Sistema Sanitario sta, sempre di più, scivolando verso i Paesi di Visegrad. Dietro il 16esimo posto per finanziamento vi sono milioni di prestazioni non eseguite, liste di attese infinite, personale sanitario sotto organico e mal pagato. Bisogna dire la verità al Paese e compiere una chiara scelta di priorità nell’agenda di Governo. Ogni risorsa disponibile va messa su SSN a partire dalla prossima manovra finanziaria. Occorre un vero e proprio Piano Marshall sulla sanità. Di fronte a questi numeri che riguardano 60 milioni di cittadini si rendono ancora più evidenti le storture e le ingiustizie di provvedimenti disastrosi come il superbonus edilizio che sono costati troppo alla fiscalità generale per benefici patrimoniali di pochi, non capisco chi si ostina ancora a difendere questo iniquo provvedimento. Sarebbe bastato investire gradualmente un terzo delle risorse messe sul Superbonus, che complessivamente ammontano a 120 miliardi, per portare nel corso degli anni il finanziamento sanitario nella media dei principali paesi europei, utilizzandolo anche come una leva di investimento, sviluppo e benessere”. Lo dichiara il Consigliere regionale del Lazio e responsabile Welfare della Segreteria Nazionale di Azione, Alessio D’Amato.

(L’Agone – 6 settembre 2023)


“I dati del report realizzato dalla Fondazione Gimbe sulla sanità in vista della seconda manovra targata Meloni sono enormemente allarmanti: l’Italia figura all’ultimo posto nel G7 per la spesa sanitaria pro-capite ed è appena il sedicesimo dei Paesi europei dell’Ocse. Negli ultimi decenni, la sanità ha sempre subito tagli, con conseguenti riduzioni di servizi sanitari pubblici, posti letto e personale sanitario”. Lo scrive sulla sua pagina Fb Vittoria Baldino vicecapogruppo M5S a Montecitorio.
“Un trend costante fino all’arrivo del M5s al governo che ha finalmente invertito la rotta. Prima della pandemia, con il primo Governo Conte, la spesa sanitaria in rapporto al Pil misurava il 6,4%. L’anno successivo, con l’arrivo del Covid, il governo Conte 2 l’ha aumentata al 7,4%. Si prospettava un decisivo cambio di passo per fare tesoro delle difficoltà che il nostro sistema sanitario nazionale ha affrontato durante il Covid, il governo Meloni doveva solo proseguire la strada già tracciata da noi, e invece ha preferito tornare alla stagione dei tagli”.
“Nel 2022, con la sua prima legge di Bilancio, il governo Meloni ha decisamente tagliato le risorse, portandole per il 2023 al 6,7%. Nel 2023 poi, ha previsto ulteriori tagli per i prossimi anni: nel 2024, si arriverà al 6,3%, quindi sotto il livello pre-pandemia, nel 2025 e 2026 al 6,2%. Evidentemente, la pandemia non ha insegnato niente e il governo dei Fratelli di tagli, al di là dei vuoti slogan con i quali si riempie la bocca, preferisce continuare a sacrificare la sanità e la salute degli italiani sull’altare della spesa militare e dei finanziamenti alle squadre di calcio”.

(La Gazzetta del Mezzogiorno – 6 settembre 2023)


“Apprendiamo dalle agenzie di un patto tra le due regioni rosse, l’Emilia Romagna e la Toscana, per fermare dei fantomatici tagli alla sanità del governo. Ancora una volta la sfacciataggine della sinistra non ha alcun ritegno. La stessa sinistra che ha definanziato il fondo sanitario nazionale facendogli nel 2014 raggiungere il minimo degli ultimi 10 anni, che ha tagliato posti letto, che ha tagliato le spese di personale, che ha tagliato i posti a bando di medicina facendogli toccare il minimo nel 2015, oggi pretende di insegnare al governo di centrodestra come rimediare ai disastri che ha combinato”. Così Marco Lisei, senatore di Fratelli d’Italia.
“Questo governo nell’ultima manovra di bilancio ha aggiunto ben 7 miliardi sul triennio al comparto sanitario aumentando le previsioni del governo Draghi sostenuto dal Pd. Quindi un anno fa quando il Partito democratico era al governo votava per definanziare la sanità, il giorno dopo presenta delle leggi regionali per rifinanziarla, lancia appelli, fa la voce grossa trovando l’eco a malapena degli iscritti al partito beneficiati dai loro governi. I cittadini però non sono stupidi, chi è onesto sa da dove nascono i problemi e vede l’impegno del governo e del ministro per rimettere in carreggiata la sanità italiana da loro distrutta”. “Se avessero ritegno dovrebbero solo fare una cosa, chiedere scusa e collaborare seriamente a rilanciare la sanità italiana”.

(TV7 Benevento e ADNKronos – 6 settembre 2023)

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