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Al momento la nuova legge sulla sanità elettronica, che mira in particolare a sviluppare la telemedicina e l’utilizzo di schede e cartelle cliniche elettroniche, è ufficialmente passata dal ministero della Salute ai deputati del Bundestag che saranno impegnati a discuterla e approvarla nelle prossime settimane. Il futuro dossier paziente prevede un “piano di medicazione” per tutti coloro che assumono più di tre medicinali contemporaneamente. I farmacisti, che in varie regioni avevano attivato progetti sperimentali di accompagnamento farmaceutico alla medicazione, in collaborazione con i medici, si aspettavano di essere incaricati di redigere questa parte del dossier. Invece, il ministero della Salute ha scelto una strada diversa: sono i medici che nel corso delle consultazioni, scriveranno le loro prescrizioni nel piano, con l’obiettivo di rilevare più facilmente eventuali incompatibilità e interazioni. L’elenco dei farmaci utilizzati sarà anche utile in caso di incidente e cure d’emergenza. I medici riceveranno un onorario supplementare per l’attuazione del piano.
I farmacisti dovranno accontentarsi di aggiornarlo, inserendo solamente i farmaci da banco che consegneranno al paziente, e per questa operazione non saranno pagati, perché il governo ritiene che faccia già parte del normale ruolo di consiglio, retribuito con l’onorario di dispensazione. In altri termini i farmacisti sono incaricati solo di un compito aggiuntivo mentre vedono un’attività – farmaceutica per definizione -sfuggire dalle loro mani a beneficio dei medici. Tuttavia, il governo promette che è prevista a medio termine una remunerazione dei farmacisti per il “monitoraggio del monitoraggio”, ma nessuna data è fissata per il momento.
I farmacisti temevano, già da qualche mese, una evoluzione del disegno di legge in questo senso, e non hanno potuto fare nulla per cambiarlo e la delusione è stata cocente all’interno della professione, all’indomani della presentazione del testo. Una parte della stampa specializzata ritiene che questo progetto di legge sia uno schiaffo ai rappresentanti ufficiali dei farmacisti, che non hanno saputo difendere i loro interessi durante la sua preparazione.
L’Ordine ha ribadito vivamente che “i piani farmaci hanno un senso se i farmacisti sono strettamente connessi”, e chiede con urgenza una riscrittura del disegno di legge. Ma il peggio potrebbe ancora venire: sembra infatti che altri aspetti della riforma, tra cui il miglioramento della qualità delle cure e la prevenzione, accordino ai farmacisti una partecipazione minima, trascurando a loro avviso tutte le iniziative prese in questo settore da diversi anni.
Elisabetta Lucchesini – Mercoledì, 17 Giugno 2015 – Farmacista33