Il gruppo farmaceutico è al centro delle inchieste degli inquirenti con l’accusa di aver “ingannato sui rischi inerenti all’uso del prodotto e le precauzioni da prendere”. Il farmaco al centro delle indagini è il Dépakine, impiegato per il trattamento dell’epilessia
Il gruppo farmaceutico Sanofi è stato iscritto nel registro degli indagati per “omicidio involontario”, nell’ambito dell’inchiesta sulla commercializzazione del farmaco Dépakine, impiegato per il trattamento dell’epilessia. A riferirlo è l’agenzia France Presse (AFP) che, sostanzialmente, ha confermato un’inchiesta pubblicata dal quotidiano “Le Monde”.
Il caso Dépakine
L’inchiesta nei confronti del colosso farmaceutico francese era stata aperta nel 2016. Sanofi, spiegano le agenzie di stampa, era già stato incriminato a febbraio per “inganno aggravato” e “lesioni colpose”, con l’accusa di aver “ingannato sui rischi inerenti all’uso del prodotto e le precauzioni da prendere”.
L’inchiesta, avviata dal tribunale giudiziario di Paris, era stata condotta a seguito di una procedura avviata da un’associazione per l’assistenza dei genitori di bambini affetti da sindrome anti-convulsiva (Apesac), in rappresentanza di 4.000 persone, la metà dei quali erano bambini malati.
Le indagini sono state portate avanti basandosi su 14 casi di madri che hanno assunto Depakine durante la gravidanza. Inoltre, la giustizia francese, scrive “Le Monde”, vuole determinare se il laboratorio francese può essere ritenuto responsabile della morte, nel 1990, 1996, 2011 e 2014, di quattro bambini di età compresa tra poche settimane e alcuni mesi.
Quattro bambini le cui madri, durante la gravidanza, avevano assunto proprio il Depakine, un farmaco il cui effetto sul feto provoca malformazioni e disturbi dello sviluppo neurologico (autismo, compromissione del QI). “Si sospetta che Sanofi abbia fallito nel non valutare appieno la conoscenza della tossicità di Depakine sull’embrione”, una tossicità che è stata documentata dagli anni ’80, scrive ancora il quotidiano francese.
Al centro delle attenzioni degli inquirenti il sodio valproato, principio attivo utilizzato principalmente per trattare l’epilessia e il disturbo bipolare, commercializzato, a partire dal 1967, con il marchio Dépakine da Sanofi, ma anche con marchi generici.
La difesa di Sanofi
Sanofi, in una comunicazione inviata proprio ad AFP, ha affermato di “aver adempiuto ai propri obblighi di informazione” e di “contestare il merito di tali procedimenti giudiziari”, dato che non sussisterebbero elementi che “pregiudicano in alcun modo la responsabilità del laboratorio”, ha sottolineato il gruppo farmaceutico.
A luglio, aggiungono ancora le agenzie, la giustizia aveva riconosciuto per la prima volta la responsabilità dello Stato, così come quella di Sanofi e dei medici, negli effetti devastanti dell’epilettico Dépakine, ordinando di risarcire le famiglie dei bambini gravemente disabili.
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