A Torino una finta infermiera curava (male) gli anziani per 800 euro a visita
La figlia di una 90enne se n’è accorta e ha dato il via alle indagini dei carabinieri
torino cronaca – 3 ottobre 2024 – di Federico Gottardo
In casa aveva di tutto: confezioni e confezioni di medicinali, siringhe, disinfettanti, forbici e bisturi. E pure le cartelle come i sanitari “veri”. Peccato che quella torinese di 57 anni non fosse l’infermiera che dicesse di essere: eppure si faceva pagare fino a 800 euro a prestazione per svolgere visite a domicilio e somministrare farmaci. Fino a quando la figlia di una 90enne si è accorta che qualcosa non andava e si è rivolta ai carabinieri.
Da lì è partita un’indagine che ha portato alla denuncia della donna per esercizio abusivo della professione medica e somministrazione di medicinali in modo pericoloso. I militari della Stazione Torino Pozzo Strada, insieme ai colleghi del Nucleo Antisofisticazioni Sanità (Nas) di Torino, hanno ricostruito i rapporti fra la finta infermiera e l’anziana: dai primi giorni di agosto ha iniziato a presentarsi a casa della “paziente”, a visitarla a pagamento e a darle medicine senza alcune prescrizione medica, anche tramite terapia endovenosa.
A far saltare il banco è stata la figlia della 90enne che, preoccupata per l’improvviso declino dello stato di salute della mamma, ha deciso di interpellare altri medici. Poi sono scattate denunce e perquisizioni, autorizzate in questi giorni dalla Procura: quando sono entrati in casa della sedicente infermiera, i carabinieri hanno trovato oltre cento farmaci e parecchi attrezzi medici. Una vera e propria farmacia abusiva, che ora è finita sotto sequestro.
Torino, nuova denuncia per Daniela B. infermiera volontaria sulle ambulanze. Ricette fasulle per 800 euro
La 57enne in passato ha raccolto diversi premi letterari per le sue poesie e anche parecchie denunce penali con accuse che vanno dal peculato all’esercizio abusivo della professione, passando per la ricettazione
Corriere Torino – 3 ottobre 2024
«Conosco questa dottoressa, provi a chiamarla, magari le può essere utile». Comincia con un numero di telefono appuntato su un bigliettino il rapporto di Alessandra (nome di fantasia), 67 anni, con Daniela B., 57enne dai modi gentili, infermiera, che in passato ha raccolto diversi premi letterari per le sue poesie e parecchie denunce penali (con accuse che vanno dal peculato all’esercizio abusivo della professione, passando per la ricettazione) per il suo comportamento professionale.
È il 2 agosto e Alessandra è preoccupata per le condizioni di salute dell’anziana madre, 91enne, che abita a Santa Rita. Non riesce a contattarla e richiede l’intervento dei vigili del fuoco e di un’ambulanza. Il giorno successivo il volontario che porta la spesa alla pensionata le consiglia di rivolgersi a Daniela B., che si mostra subito disponibile a interessarsi al caso. Si presenta, a detta di Alessandra, come un medico di medicina generale, viene a trovare la paziente quasi quotidianamente, le vengono addirittura consegnate le chiavi di casa. E somministra farmaci: «Terapie infusionali, Bentelan e Lasix».
Tutto corretto, ma dopo qualche giorno la dottoressa (vera) che segue la pensionata telefonata alla figlia per avere aggiornamenti e comincia a insospettirsi. Il 22 agosto, assieme a una collega del suo studio decide di effettuare una visita a domicilio, chiede di visionare le ricette e scopre che la misteriosa dottoressa ha chiesto un compenso di 800 euro per le sue prestazioni, senza rilasciare alcun documento se non una prescrizione inviata via Whatsapp: «Serenase 5 gocce», a firma di un certo dottor Paolo N., non meglio specificato. A quel punto Alessandra la chiama in vivavoce, ma Daniela B. rifiuta di fornire le proprie generalità e nega tutto: «Io sono solo un’infermiera, ho seguito le indicazioni del dottor Paolo N.». Quel nome, però, non risulta iscritto all’albo dei medici e a quel punto le due dottoresse decidono di presentare un esposto alla stazione dei carabinieri di Pozzo Strada.
Si scopre così che Daniela B. non è nuova a situazioni di questo genere. Per anni è stata impegnata come volontaria sulle ambulanze per tantissime associazioni del territorio, non sempre lasciando un bel ricordo. E ha lavorato per diversi anni al Cto, ma nel 2013 è stata denunciata per un presunto furto di medicinali e peculato.
L’anno successivo ha patteggiato una condanna per peculato e nel 2015 è stata denunciata dai carabinieri del Nas per esercizio abusivo della professione.
Note: Il reato di esercizio abusivo della professione medica è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e una multa che va dai 10mila ai 50mila Euro. La punibilità di natura penale è giustificata dal fatto che viene toccato un ambito particolarmente delicato come, appunto, la salute delle persone
L’Ordine degli Infermieri fa sapere che la donna è stata radiata dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) nel 2013. L’OPi Torino sta valutando un esposto per esercizio abusivo della professione e non esclude di costituirsi parte civile durante il processo, al fine di tutelare l’immagine della professione.
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