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FENAGIFAR E IL CONFLITTO D’INTERESSI
(Roma, 3/4/32019)- Non sorprende che un’Associazione come la Fenagifar che nel suo Consiglio Direttivo ha su 11 componenti almeno 9 tra figli di farmacisti titolari di farmacia e titolari veri e propri, si dichiari contro qualsiasi riforma del settore della farmacia. Quello che sorprende è che dei giovani o presunti tali siano anche a favore di un sostanziale numero chiuso alla Facoltà di farmacia.
Tuttavia, il punto che lega i dati sulla disoccupazione, frutto anche dell’abusivismo professionale, e il tema delle riforme del settore non ha la sua soluzione nell’impedire che gli studenti s’iscrivano al corso di laurea in farmacia. Ci piacerebbe sapere su questo tema cosa ne pensano le organizzazioni studentesche, visto e considerato che si sta parlando del loro futuro.
E ripetiamo la domanda: “quale sarebbe l’impatto per l’occupazione del farmacista italiano se la legislazione relativa alla dispensazione dei farmaci fosse riformata e consentito al farmacista che lavora negli esercizi di vicinato (parafarmacie) di fare il lavoro per cui è stato laureato ed abilitato al 100% e non al 10 come oggi avviene?
Quanti occupati avremmo se nei luoghi privati di degenza e cura dove sono utilizzati i farmaci fosse resa obbligatoria la presenza della figura professionale del farmacista?
Potremmo ancora permetterci di parlare di fabbisogno pari a zero o al contrario, come crediamo, di un fabbisogno superiore all’attuale?
Degli interessi della GDO a noi non interessa nulla, noi sappiamo solo che molti farmacisti anche giovani, mantengono, con il vantaggio della libertà professionale, molte famiglie e, sappiamo anche che nessuno è sceso in piazza o si è “stracciato le vesti” quando il governo Renzi ha permesso l’entrata dei capitali privati nella proprietà delle farmacie, questo qualcuno si chiama Federfarma.
Gli esiti di queste scelte sono state ben rappresentate dalla trasmissione Reporter e dal servizio di Giuliano Marrucci. Ai cittadini aspetta un domani di farmaci e sigarette.
Al contrario, in una situazione economica difficile per il Paese, noi proponiamo riforme a costo zero per lo Stato, non false liberalizzazioni anarchiche fatte per soddisfare il potente di turno, ma riforme che coniugano diritti dei professionisti con gli interessi dei cittadini, che portano vantaggi sia in termini occupazionali che negli investimenti. La politica deve trovare il coraggio di fare delle scelte.