(ANSA) – ROMA, 9 MAG – Il settore delle aziende farmaceutiche attraversa una fase di sofferenza, si tiene in piedi grazie alle esportazioni, che negli ultimi anni hanno visto una straordinaria crescita (+450% in 20 anni), e si trova a dover contrastare un preoccupante calo occupazionale, considerato che "negli ultimi 3 anni sono evaporati ben 8mila posti", equivalenti al 12% della forza lavoro presente sul territorio, e che le stime indicano "nel prossimo triennio una perdita altrettanto consistente". In tutto quindi 16 mila posti di lavoro che scompaiono. E’ la fotografia, piena di ombre, di uno dei più importanti comparti industriali del nostro Paese scattata dal presidente di Farmindustria, Sergio Dompe’, che in un’intervista all’agenzia ANSA prova a tracciare un bilancio della situazione del settore e delle prospettiva future. Per le imprese resta "un problema serio di produzione legato ai livelli di rimborso, che sono i più bassi", ha spiegato in proposito Dompe’, aggiungendo che questa situazione ha creato inevitabilmente ricadute sui livelli occupazionali. Se infatti le previsioni venissero confermate, in 6 anni ( i 3 precedenti più i prossimi 3) si arriverebbe a una caduta occupazione complessiva del 24%, ovvero di quasi 1/4 della forza lavoro. Per questo il presidente di Farmindustria chiede alle istituzioni "un segnale di discontinuità", per evitare che a essere "penalizzata sia sempre la filiera farmaceutica". Parlando poi del bilancio complessivo delle imprese farmaceutiche relativo al 2010 Dompe’, senza entrare nel dettaglio, anticipa che il bilancio delle aziende "è in miglioramento ma solo grazie alle esportazioni, che sono aumentate in 20 anni di quasi il 450%, passando dal 13 al 57%”. In sostanza, è la tesi del presidente di Farmindustria, "si riesce a governare il sistema grazie alle esportazioni, mentre la parte italiana mostra indici negativi, come sempre negli ultimi periodi". E le previsioni per questi primi mesi del 2011, chiarisce, non sembrano modificare l’attuale curva di sviluppo. Eppure per le aziende ci sono state anche buone notizie, come quella che è arrivata nei giorni scorsi da palazzo Chigi e che riguarda l’approvazione in Consiglio dei ministri degli incentivi per la ricerca, attraverso nuovi meccanismi di credito d’imposta. "Se confermato e finanziato il credito d’imposta rappresenta una notizia importante per il settore farmaceutico e per la sua competitività", commenta Dompe’, che chiarisce anche i contenuti dell’operazione: "Le università e i centri di ricerca pubblici potranno avere un credito d’imposta del 90%, diviso in 3 anni, dunque del 30% annuo, come premio fiscale per chi attiva nuovi contratti". Secondo il presidente di Farmindustria questa manovra porterà "nuovi contratti di lavoro per 200 milioni di euro, in 2 anni, tutti spesi per la ricerca in Italia". Un contributo importante, dunque, conclude Dompe’, dal quale trarranno vantaggi "non solo le imprese farmaceutiche, ma anche le università, perché’ i nuovi contratti tenderanno a remunerare il merito e quindi saranno gli istituti più virtuosi e competitivi a ottenere i maggiori finanziamenti". (ANSA).