La spesa sostenuta dallo Stato per farmaci per cittadino è di quasi 80 centesimi al giorno, la cifra necessaria per prendere un caffè. Spesa che che raggiunge i 16,5 miliardi l’anno, ma è sempre sotto la media dei grandi Paesi Ue del 26% (271 euro pro capite l’anno rispetto ai 390 degli altri).
Il motivo è che i prezzi dei farmaci in Italia sono tra i più bassi d’Europa. Eppure l’Italia è ai primi posti nel mondo per l’aspettativa di vita e nelle graduatorie internazionali dei sistemi della Salute. Ma, denuncia Farmindustria oggi riunita in assemblea pubblica a Roma, il contributo alla crescita economica dell’industria farmaceutica non viene adeguatamente sottolineato.
La spending review è una penalizzazione «che pesa per il 40% sull’industria farmaceutica che ha pagato molto in questi anni e rappresenta solo il 15% della spesa sanitaria», ha affermato il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi nella sua relazione all’assemblea pubblica dell’associazione degli industriali farmaceutici. Per Farmindustria si tratta di «una direzione che porta al profondo e ormai prossimo abisso dei disinvestimenti e delle delocalizzazioni ma cambiare direzione si può». Al Governo, atteso in assemblea per la consegna di una proposta di collaborazione ma molto probabilmente visti gli impegni di oggi assente, Scaccabarozzi rivolge un appello per un intervento che non colpisca nuovamente il settore ma che guardi più in particolare il resto della spesa sanitaria: «non sono i farmaci la fonte di crescita della spesa. Dal 2006 al 2011 la farmaceutica è aumentata del 2%, mentre la crescita media delle altre voci è stata del 17%».
«Non costringeteci a chiedere lo stato di crisi», è l’appello rivolto al Governo, di Scaccabarozzi, in vista della spending review. «L’industria del farmaco é un patrimonio che l’Italia non può perdere. Mi auguro – aggiunge – che questa sia una convinzione delle istituzioni tutte, non solo nostra».
«Nella sanità – sottolinea Scaccabarozzi – é ora che, dopo decenni di riduzione della spesa farmaceutica, si ponga mano con decisione e senza più timori alle voci di spesa non farmaceutica, dove sussistono ancora sprechi e inefficienze». Per il presidente degli industriali del farmaco, «la spending review sarà efficace solo se saprà agire in fretta e laddove ce n’é davvero bisogno, abbandonando le soluzioni, ampiamente battute negli ultimi 20 anni, di colpire chi é più facile da colpire. Per questo – conclude – si deve agire sulla parte più rilevante della spesa sanitaria, che é quella ospedaliera».
Secondo Farmindustria la spesa farmaceutica è cresciuta dal 2006 al 2011 del 2%, meno rispetto al totale della spesa sanitaria (+10%) e degli altri beni e servizi acquistati dal Ssn (+17%); è, inoltre, diminuita nel 2011 del 4% mentre quella per gli altri beni e servizi acquistati dal Ssn è cresciuta dell’1,8%; risulta, infine, stabile all’1,1% del Pil dal 2006 e nello stesso periodo diminuita in termini procapite dell’1%. Il 2011, inoltre, è stato il decimo anno consecutivo di calo dei prezzi dei medicinali, a causa di scadenze brevettuali e misure di contenimento della spesa. Dal 2001 i prezzi sono scesi complessivamente del 28% (ma del 38% in media considerando i medicinali rimborsabili), rispetto a un’inflazione del 24%. Ma se «la spesa farmaceutica è pari a 12 miliardi di euro, le industrie produttrici di medicinali vantano crediti per 4 miliardi di
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