La vendita fuori dalle farmacie dei medicinali, soprattutto gli etici di fascia C, provoca "ragionevoli preoccupazioni", perché si corre il rischio di un allentamento dei controlli,favorendo la circolazione di farmaci contraffatti. Questa l’opinione di Luigi De Ficchy, Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia, personaggio decisamente lontano da eventuali interessi di categoria. La liberalizzazione permessa dal primo decreto Bersani, ha scritto ieri il magistrato sulle pagine del quotidiano E Polis, "ha creato nuovi posti di lavoro e calmierato i prezzi di alcuni medicinali. Si è però aperta una pericolosa breccia concettuale nel sistema di cautele che deve circondare la vendita dei farmaci, aggravata dall’approvazione nel giugno scorso alla Camera dei Deputati di un disegno di legge che permette a supermercati e parafarmacie la vendita dei medicinali di fascia C con obbligo di ricetta. Tra questi vi sono farmaci come gli antiaggreganti e gli psicofarmaci con possibili pesanti effetti collaterali". La loro vendita in esercizi sottoposti a minori controlli, sottolinea il magistrato, "induce alle più ragionevoli preoccupazioni, considerato il rischio che nelle maglie di un sistema meno rigido si faccia strada la vendita di farmaci contraffatti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità – ricorda De Ficchy – il 7% dei farmaci venduti nel mondo sono contraffatti. Si tratta di falsificazioni spesso scoperte solamente dopo decessi o complicazioni gravi insorte in chi ha assunto il medicinale falsificato".
A conforto delle tesi del Sostituto procuratore antimafia c’è anche l’esempio della Gran Bretagna. È di pochi giorni fa la notizia che l’agenzia del farmaco britannica, l’MHRA, ha lanciato un"offensiva contro le contraffazioni farmaceutiche, segnalando che dal 2004 in nove casi i farmaci falsificati hanno raggiunto il cittadino e in cinque casi sono riusciti a penetrare nella catena di distribuzione ufficiale. Non è inutile ricordare che da sempre la Gran Bretagna viene indicata come il paese leader nella liberalizzazione del settore farmaceutico, per quanto riguarda proprietà e canali di vendita. "Un’alta percentuale del traffico è gestita dalla criminalità cinese, che anche nel nostro paese è molto attiva nella contraffazione e nella vendita di merci contraffatte, tanto da aver stretto rapporti operativi con la camorra nel Lazio e in Campania. A ragione pertanto – conclude De Ficchy- le associazioni di categoria dei farmacisti si stanno opponendo all’approvazione definitiva del citato disegno di legge sulla base di un progetto che prevede invece un considerevole aumento del numero delle farmacie. Troppo alto è il rischio derivante da una eccessiva liberalizzazione nel settore: al contrario è necessario aumentare i controlli lungo la catena distributiva dei farmaci per salvaguardare la salute dei cittadini".
Fonte “Farmacista33”