Il manager Hassan è accusato di aver occultato test scientifici sfavorevoli alle pillole anti-colesterolo. Redditizie
Big Pharma, la grande industria delle medicine, è di nuovo nella bufera. E questa volta sul banco degli imputati c’è un manager fino a ieri osannato per i suoi successi nel risollevare le sorti di aziende in difficoltà e per essere un simbolo del «Sogno Americano»: il pachistano 62enne Fred Hassan, salito in quasi 30 anni di carriera dall’impiego in una fabbrica di fertilizzanti in Pakistan al top della casa farmaceutica Schering-Plough. È accusato di aver tenuto nascosti per quasi due anni i risultati di uno studio scientifico contrari al suo business più redditizio, le pillole anti-colesterolo Zetia e Vytorin. La storia sembra la conferma dei peggiori sospetti sulla logica del profitto che muoverebbe Big Pharma a scapito della salute dei cittadini. Materia da film come «The Constant Gardener – La cospirazione» (da un romanzo di Le Carrè), dove le multinazionali farmaceutiche sono «i cattivi» che uccidono i poveri africani usandoli come cavie per i loro prodotti. Ma non solo a Hollywood la popolarità delle grandi case farmaceutiche è ai minimi: in America sono attaccate anche dal candidato Repubblicano alla Casa Bianca John McCain per gli alti prezzi che impongono ai pazienti. Hassan aveva preso in mano le redini di Schering-Plough nell’aprile 2003, con la fama di grande comunicatore, manager attento alla ricerca del consenso e insieme bravo a concludere affari. Ora è oggetto di inchieste parlamentari, cause legali e nuovi scrutini della Food and drug administration (l’authority Usa del settore). Tutto è cominciato con la pubblicizzazione a metà gennaio dello studio «Enhance» sugli effetti di Zetia, prodotto da Schering-Plough, e di Vytorin, una combinazione dello stesso Zetia e del «vecchio» Zocor della Merck (a cui va il 50% del profitti della joint venture). Insieme i due farmaci valevano, fino a ieri, 5 miliardi di dollari di vendite l’anno e il 70% dei profitti di Schering-Plough. Secondo i suoi inventori Vytorin, lanciato nel 2004 e caro il triplo di Zocor, abbassa il colesterolo «cattivo» molto più delle sue alternative e previene quindi meglio malattie cardiache e infarti. «Enhance» ha mostrato invece che Vytorin, anche se più efficace nella lotta al colesterolo, non funziona meglio di altre medicine nel prevenire l’otturazione delle arterie. La difesa di Hassan è che il ritardo nel pubblicare «Enhance» – i cui test erano finiti nell’aprile 2006 – non è stato voluto e i suoi risultati non proverebbero che Zetia e Vytorin siano due cattive medicine. Anzi, per mostrare la sua buona fede, Hassan ha annunciato di aver investito 2 milioni di dollari di tasca propria nelle azioni di Schering-Plough, crollate del 20% da metà gennaio. L’acquisto dei titoli potrà essere realizzato dopo l’annuncio del bilancio 2007 e dopo il convegno scientifico di marzo dell’ American college cardiology, che discuterà tutti i dati di «Enhance». Hassan si gioca non solo il portafoglio, ma anche la reputazione e il posto. Laureato in ingegneria chimica all’Università di Londra e con un Mba della Harvard business school, è nato in Pakistan: il padre era un diplomatico e la mamma un’attivista per i diritti delle donne («Non accettava lo status quo e io credo di aver preso un po’ da lei», ha raccontato Hassan al Financial Times ). Il suo primo successo era stato negli anni 70 come responsabile di Sandoz (ora Novartis) in Pakistan, dove ha reso ultra-redditizio un business che era in rosso. Così è stato promosso responsabile del mercato Usa, il primo top manager pakistano in America. Poi è pass