Drugs reimbursed if ineffective You can save money but you don't
Fedaisf editorial staff
Aifa has adopted mechanisms for the return of money spent on therapies that don't work. But in the recovery of debts, the Regions are not all efficient
Una delle misure messe in atto negli ultimi anni per mantenere in equilibrio i conti del Servizio sanitario nazionale di fronte alla crescita dei prezzi dei farmaci è quello della cosiddetta «condivisione del rischio». Si tratta, in realtà, di un insieme di meccanismi attraverso i quali l’Aifa (Agenzia Italiana per il farmaco) chiede alle aziende farmaceutiche di assumersi l’impegno di restituire tutto o parte del capitale impegnato dallo Stato per i loro farmaci in caso di inefficacia totale o parziale della terapia una volta somministrato ai malati. «Ci sono diversi tipi di accordo, che possono cambiare da caso a caso – chiarisce Luke Pani, general manager of Aifa -. To simplify we can say that the main ones are the Risk sharing (risk sharing), the Payment by result (payment against the result) and the Cap (total expenditure ceiling for a single drug). These are methods through which, with different timing, the company is paid based on the result obtained, or part of the money spent is returned. In the case of the so-called cap, a pre-established spending limit is first negotiated with the company for a specific drug, after which the money spent by the state must be returned.
The refund mechanism
Sembra però che non tutti i soldi che dovrebbero tornare nelle casse della Sanità ci tornino davvero. «In effetti è un problema – conferma Carmine Pinto, presidente del’Aiom (Associazione Italiana Oncologi Medici) -. Perché la delega al recupero di questi crediti è affidata alle Regioni e alcune, come per esempio Emilia-Romagna e Lombardia, sono molto efficienti, mentre altre recuperano magari solo una frazione di quanto potrebbero». «D’altronde il meccanismo è complesso – continua Pinto -. Si fonda su documenti (le schede Aifa ) che devono essere compilate dagli oncologi, poi valutate e completate dai farmacisti ospedalieri. Se, per esempio, un malato ha fatto due cicli di cura invece dei quattro inizialmente previsti, perché magari la terapia non è stata efficace oppure non è stata tollerata, si deve inviare una scheda per il rimborso alla casa farmaceutica, dove esistono uffici che esaminano il documento e provvedono alla restituzione dei soldi all’Azienda Sanitaria che ha comprato il farmaco. È un procedimento in cui ognuno deve fare bene la propria parte».
The controversy over data collection
Sui mancati rimborsi pesa anche una polemica in merito all’efficacia del metodi adottati dall’Aifa per la raccolta dei dati. All’Agenzia Italiana del Farmaco viene contestato un sistema di compilazione delle schede troppo complicato e gravoso per i medici. Non solo: dopo una fase in cui i dati delle schede sono stati raccolti e gestiti per Aifa da un fornitore esterno, si è passati a un nuovo fornitore, e i dati sarebbero diventati, almeno in parte, irrecuperabili. «Sono due problemi diversi – chiarisce Luca Pani, direttore generale dell’Aifa -. Per quanto riguarda la gravosità del sistema, vorrei che si tenesse presente che la prescrizione medica è un gesto con cui, con un tratto di penna, si può far spendere allo Stato 1 euro oppure 20 mila. Credo sia legittimo responsabilizzare tutti su questo tema, anche chiedendo un po’ di sforzo. Un’analisi della spesa e dei suoi effetti è necessaria se vogliamo conservare il nostro Sistema sanitario solidale e universalistico. Per ovviare alle difficoltà della raccolta dei dati abbiamo ridisegnato il sistema informativo, che è diventato più articolato ed efficiente, e tiene traccia in modo univoco dei pazienti trattati e dei prescrittori. Stiamo studiando metodi che semplifichino il lavoro, ma i medici devono essere consapevoli del carico di responsabilità che si prendono con i costi che gestiscono. Quanto al problema del cambio di fornitore e della riconciliazione dei dati, è in corso un contenzioso legale per ovviare ai problemi ch sono stati rappresentati».