«L’industria farmaceutica deve diventare l’alleata dei pazienti, mentre rischia di essere la “controparte” che esige un esoso e poco compreso balzello. La sopravvivenza dei malati oncologici continua ad aumentare grazie anche alla disponibilità di nuovi farmaci. Piccoli aumenti che si sommano, ma a costi che stanno diventando insostenibili per qualsiasi sistema sanitario». È l’opinione del segretario Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo) Mario Alberto Clerico, che non è stupito dalla denuncia dell’Institute for healthcare informatics (Ims) secondo cui, negli Stati Uniti, molti pazienti devono rinunciare a curarsi. Il costo folle di alcuni farmaci oncologici – che per alcuni trattamenti ha raggiunto addirittura i 100.000 dollari a sessione – aveva già scatenato lo scorso anno la protesta di oltre cento oncologi statunitensi che avevano puntato il dito contro la logica di profitto delle aziende farmaceutiche.
«L’industria farmaceutica deve sostenere costi enormi per arrivare a produrre un farmaco efficace. – ammette Clerico – D’altra parte, però, la ricerca viene spesso pianificata secondo criteri di profitto e i risultati non necessariamente coincidono con i bisogni dei pazienti. A volte vengono immessi sul mercato farmaci ad altissimo costo che porteranno beneficio a pochissime persone e talvolta questo vantaggio è dato da un aumento di sopravvivenza di pochi giorni. Possiamo permettercelo? E’ giustificabile impegnare cifre enormi per piccoli vantaggi di poche persone?»
Il segretario Cipomo rileva che da tempo i clinici e le associazione di pazienti chiedono di essere coinvolti da subito nella definizione di un progetto di ricerca e nella decisione sulla reale utilità di un nuovo farmaco. «I pazienti hanno aspettative precise. Come diceva Rita Levi Montalcini, “meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita”. Questo permetterebbe di ridurre le spese di ricerca per farmaci poco utili (ai pazienti), per impegnare le risorse dove esiste maggior bisogno».
Renato Torlaschi
Friday, 09 May 2014 – Doctor33
Global anti-cancer spending at $91 billion in 2013
Prezzi in Ue sono 20-40% piu’ bassi di quelli in Usa
La spesa globale per farmaci contro il cancro ha raggiunto 91 miliardi dollari nel 2013, con una media annua che cresce al ritmo del 5,4% negli ultimi cinque anni rispetto a un +14,2% l’anno durante il 2003-08. Inoltre i prezzi per questi medicinali in Europa sono di circa il 20-40% più bassi in Europa rispetto agli Stati Uniti, grazie all’effetto di meccanismi di sconto.
E’ quanto emerge da un rapporto dell’Ims Institute for Healthcare Informatics, pubblicato su ‘PharmaTimes’.Il recente rallentamento del tasso di crescita riflette, secondo gli esperti, gli effetti di un minor numero di terapie innovative per grandi gruppi di pazienti, così come la scadenza di alcuni brevetti. Tuttavia le terapie mirate hanno notevolmente ì aumentato la quota di vendite in oncologia a livello mondiale, dall’11% di dieci anni fa al 46% dello scorso anno.
E il costo medio al mese per un farmaco oncologico di marca negli Stati Uniti è ora di circa 10.000 dollari, contro una media di 5.000 dollari un decennio fa. Se poi i biologici rappresentano oggi meno della metà del mercato oncologia, l’impatto dei biologici non originali (basati su una molecola originale non introdotta dal produttore in un mercato particolare) e dei biosimilari sta crescendo.
Ma si prevede anche che l’impatto dei biosimilari nei Paesi occidentali sia limitato dall’arrivo di innovativi protetti da brevetto, che sostituiranno i ‘vecchi’ prodotti a brevetto scaduto e soggetti alla concorrenza biosimilare.
Margherita Lopes – 09 Maggio 2014 – PharmaKronos
In Italia 1,6 euro pro capite per oppioidi antidolore
Spesa italiana pro capite per farmaci oppioidi contro il dolore ancora molto al di sotto della media europea: alla fine del 2013 eravamo a 1,68 euro, contro gli oltre 4,5 del Vecchio Continente e le punte di quasi 10 euro che si raggiungono in Germania.
A fare il punto della situazione, richiamando l’indicatore principale segnalato dall’Oms per ‘misurare’ il fenomeno, cioè la spesa per ogni cittadino riservata a questi medicinali, considerato anche un segnale della qualità dei sistemi sanitari, è stato Flavio Fusco, responsabile del Servizio Cure palliative della Asl 3 di Genova, intervenendo al ‘World Medicine Park’ a Minorca.
“Nel nostro Paese – ha detto l’esperto – si fa ancora molta fatica a parlare di oppiacei come di farmaci che curano il dolore. E anche le campagne di comunicazione che sono state fatte non sono bastate a far passare il messaggio ai cittadini italiani”.
Il Belpaese è ancora “un fortissimo consumatore di antinfiammatori Fans, che però sono alla base del 23% dei ricoveri ospedalieri per reazioni avverse nell’anziano. E al Sud questo consumo è addirittura anche tre volte superiore rispetto al Nord.
Barbara Di Chiara – 09 Maggio 2014 – PharmaKronos