Dodici Regioni "fuori con l’accusa" e oltre 1,5 miliardi di deficit totale a fine anno. Che per la grandissima parte sarà pagato dalle industrie. Mentre il Governo cerca di rastrellare quel che può per far quadrare i conti e saldare il mancato pagamento dell’Imu sulla prima casa e il rincaro dell’Iva, col ministro della Salute Beatrice Lorenzin che per parte sua promette di non far pagare 2 miliardi in più di ticket dal 2014, arrivano dalla farmaceutica pubblica le prime cattive notizie sanitarie del 2013.
Per ora sono solo previsioni, costruite sulla base dell’andamento della spesa per farmaci a carico dello Stato nel primo trimestre dell’anno. Ma il tendenziale della spesa per pillole e sciroppi rimborsati dallo Stato, appena elaborato dall’Alta (Agenzia italiana del farmaco) – come anticipato dall’ultimo numero del settimanale II Sole-240re Sanità – è già più che un campanello d’allarme per le Regioni e per l’intera filiera farmaceutica. Che sta suscitando nuove preoccupazioni, unite a quelle della crisi industriale del settore e delle incertezze dovute al mancato varo del nuovo Prontuario, che era atteso per fine giugno .e del quale invece si sono perse le tracce.
Modificati l’anno scorso, l’uno al ribasso (per la territoriale) e l’altro al rialzo (per l’ospedaliera), entrambi i tetti dì spesa per la farmaceutica sono a forte rischio di sfondamento.
Per la spesa territoriale il rosso annunciato è di 420,7 milioni con un tetto che salirebbe all11,7% rispetto al budget di 11,35%, col picco massimo del 14,6% in Sardegna e il minimo a Bolzano (8%).
Per la farmaceutica ospedaliera invece il disavanzo sarebbe a fine anno di 1,150 miliardi (tetto finale al 4,6% anziché al 3,5%), con la Puglia al top (6,6%) e due sole Regioni (Valle d’Aosta e Trento) in regola.
Nel computo totale sarebbero 12 le Regioni con valori di spesa extra budget complessivo: Umbria, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Friuli V.G. e poi le piccole Valle d’Aosta, Trento e Bolzano. Con Sardegna, Puglia, Lazio, Sicilia, Calabria e Campania in testa alla lista nera.
Anche se poi per la spesa territoriale (che somma anche i ticket) pagano per intero industrie e distribuzione, mentre per l’