(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 09 apr – Il Gup Fioretta ha deciso di escludere i 646 ex dipendenti che chiedevano di essere parte civile per diversi motivi. In particolare, nell’ordinanza si spiega che alcuni di loro nel momento del passaggio alla Marvecspharma avevano firmato con la societa’ dalla quale provenivano (le multinazionali estere e loro controllate) degli accordi di conciliazione in sede sindacali con le quali hanno accettato in alcuni case somme tra i 15mila e i 43mila euro, accettando di non fare azioni giudiziali nei confronti delle aziende, oppure sono state raggiunte delle conciliazioni giudiziali e, infine, il giudice indica che bisogna tenere conto del fatto che gli ex dipendenti hanno ricevuto o stanno ricevendo dei risarcimenti da parte del curatore fallimentare della societa’, in quanto inseriti al passivo come creditori. Gli ex dipendenti della Marvecspharma, a seconda dei casi, chiedevano, invece, di poter essere parte civile lamentando un danno patrimoniale e un danno morale, con richieste di risarcimento che andavano dai 40mila ai 500mila euro. Il pm di Milano Gaetano Ruta, titolare del fascicolo, aveva espresso parere favorevole solo alla richiesta di essere parte civile per il danno morale, mentre le difese degli imputati si sono opposte a tutte le richieste e il tribunale, con la sua decisione, ha di fatto accolto la posizione delle difese
Tornando agli indagati per cui il pm ha chiesto il processo, Martin Thomas e Silvio Mandelli sono coinvolti anche per i ruoli ricoperti all’interno di Pharmacia Italia spa (rispettivamente responsabili dell’area Finanza e dell’area Risorse Umane), societa’ del gruppo Pfizer nel nostro Paese. Insieme a loro e’ indagato Emanuele Barie’ in qualita’ di presidente e amministratore delegato di Pharmacia Italia. Per quanto riguarda i consiglieri di Astrazeneca Italia, Hans Sijbesma, Fausto Massimino e Luigi Felice La Corte, questi sono indagati anche in qualita’ di consiglieri di Simesa spa, altra societa’ italiana del gruppo internazionale attivo nel settore farmaceutico. Secondo l’ipotesi dell’accusa, i manager e i consiglieri delle quattro societa’ (Pfizer Italia, Astrazeneca, Pharmacia Italia e Simesa), in concorso con i responsabili della Marvecspharma Service srl "dissipavano il patrimonio sociale e cagionavano il fallimento della Marvecspharma Service dolosamente e comunque per effetto" di operazioni "dolose" che sono consistite nella "cessione" dalle quattro societa’ indicate di rami d’azienda aventi "a oggetto rapporti con gli informatori scientifici del farmaco" che avevano tutti "valore patrimoniale negativo tanto da essere acquistati dalla fallita a prezzo simbolico e mediante l’attribuzione di una somma a titolo di avviamento negativo (cosiddetta badwill)", come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio. Inoltre, secondo la procura di Milano, Marvecspharma Service non aveva "l’autonomia patrimoniale, la capacita’ organizzativa e la strategia di mercato idonee a impiegare produttivamente" i rami d’azienda acquistati, "avendo peraltro maturato almeno dal 2003 un risultato operativo negativo". Tali acquisizioni, continuano i magistrati, gravavano "la fallita di oneri debitori verso i lavoratori e gli enti previdenziali per importi che superavano la sua capacita’ patrimoniale e che gli importi ricevuti a titolo di badwill non potevano fronteggiare"