Roma, 14 ott. (AdnKronos Salute) – Quasi 200 aziende, 63.500 addetti (90% laureati o diplomati), 6.100 ricercatori, 2,6 miliardi di investimenti nel 2015 (1,4 in R&S e 1,2 in produzione). E poi 30 miliardi di euro di produzione, il 73% destinato all’export. Con l’occupazione in aumento, anche grazie al Jobs Act: nel 2015 le 6.000 nuove assunzioni – la metà ‘under 30’ – hanno superato il numero dei lavoratori in uscita, per un incremento del 20% rispetto ai 4 anni precedenti. E nel 2016 il numero degli addetti è in crescita (1%). Questi i dati presentati oggi nel corso del roadshow di Farmindustria ‘Innovazione e Produzione di Valore. L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere’, presso lo stabilimento di Bidachem Boehringer di Fornovo San Giovanni (Bg) dove si è svolto un focus sulle eccellenze farmaceutiche della Lombardia.
Il roadshow partito nel 2012 in Toscana ritorna in questa Regione – il precedente evento si era tenuto a Monza nel 2013 – dopo aver toccato Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Puglia, Abruzzo e Marche, ancora Toscana e Campania.
I numeri dell’industria del farmaco hanno portato l’Italia al secondo posto – con l’ambizione di diventare prima – in Europa, dietro la sola Germania, per valore assoluto della produzione, ma al primo per produzione procapite. L’industria tricolore vanta eccellenze nel biotech, negli emoderivati, nei vaccini, nei farmaci per malattie rare e nelle terapie avanzate (3 su 6 approvate in Europa sono nate dalla Ricerca in Italia). Il settore è all’avanguardia e proiettato al futuro, come dimostrano le tecnologie di industria 4.0 usate nei processi e nelle cura delle malattie e i 700 milioni di euro investiti in studi clinici, presso le strutture del Ssn.
Risultati che fanno ben sperare, in vista dello ‘tsunami buono’ che sta per arrivare: i 7.000 farmaci in sviluppo nel mondo avranno un ruolo fondamentale nella cura di diverse patologie, anche nella medicina di genere. Perché a brillare è la ricerca – sempre più diretta a terapie personalizzate, come dimostrano anche i 324 prodotti biotech in sviluppo – grazie alle sue diffuse eccellenze, competenze e una sinergia sempre maggiore tra imprese, centri di ricerca e università.
E l’importanza delle imprese del farmaco è evidente anche considerando il contributo economico offerto al Paese: 14 miliardi versati, insieme all’indotto (3,4 miliardi in investimenti, 6,2 in stipendi e contributi, 4,4 in imposte), a fronte di una spesa pubblica di 13,6 miliardi. “L’Italia – evidenzia Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – ha ricercatori brillanti, giovani innovativi e imprenditori coraggiosi e può diventare hub anche della Ricerca. Con ricadute significative pure per i singoli territori. In particolare la Lombardia, che ha una profonda tradizione farmaceutica, è una fucina di industrie e conoscenza con una posizione di leader naturale. Per attrarre gli investimenti è però necessario assicurare regole certe e una nuova governance farmaceutica. La partita dell’innovazione è già in corso e possiamo vincerla”.
ADNKRONOS | 14 OTTOBRE 2016 | Focus.it
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