La situazione sembra di quelle in cui Kafka si butterebbe a capofitto. La notizia era uscita qualche settimana fa e anche su Corriere.it si può trovare, in maniera molto corretta e precisa: farmaci che per una persona con epilepsy sono letteralmente “salvavita” rientrano fra quelli che devono essere sostituiti con i generici, ma i medici e le associazioni hanno denunciato: “Non sono interscambiabili”. Così, per usare il farmaco necessario, chi ha epilessia deve pagare la differenza di prezzo. Qualcosa è cambiato: grazie all’impegno delle case produttrici, questa differenza si è assottigliata, ma continua a esserci. Non solo, anche in questo caso l’Italia è divisa: in alcune zone è pagata dalla Regione, in altre dalle famiglie. Insomma: se hai l’epilessia, meglio non aver problemi economici e, se fosse, sperare di abitare in Emilia o in Trentino.
Il diritto alla cura, sancito dalla Costituzione, in questo caso solo in poche Regioni è garantito per tutti, nella maggioranza è oneroso anche per chi è indigente. Davvero sembra di stare in un racconto di Kafka. Le persone con epilessia utilizzano farmaci che potrebbe essere pericoloso cambiare. Semplificando: per decreto, i farmaci che si debbono utilizzare sono quelli generici. I medici prescrivono i farmaci necessari necessari, anche se non generici, perché quelli sono indispensabili. Il farmacista invita a usare i generici, altrimenti il paziente deve pagare il farmaco. Cambiarlo potrebbe però comportare gravi conseguenze. E comunque, se anche chi non potesse pagare il farmaco tornasse dal medico e chiedesse che venisse prescritto il generico, il medico, giustamente, si rifiuterebbe di farlo, sapendo i rischi che questo comporta. E il farmacista, in assenza di una indicazione del medico, non cambia il prodotto indicato con un generico. Contorto, ma è la realtà. Quindi: l’epilessia