La Fimmg chiede un nuovo modello assistenziale nazionale in cui i fattori produttivi (personale, studi) restano in mano ai medici e non siano erogati dalle Asl. E non vuole che il modello sia finanziato “a spese del monte retributivo professionale”
Tuesday, 03 February 2015 – Doctor33
Medici di famiglia e pediatri rompono con Sisac e si allineano nel chiedere alle regioni di non riorganizzare il territorio con i soldi dei professionisti. A partire lancia in resta ora è la Fimmg. La trattativa per l’accordo nazionale con i tecnici della Struttura interregionale “controparte” non procede e il sindacato leader dei medici di famiglia dà 2 mesi di tempo alle regioni per prendere atto delle richieste della categoria. Dovesse perdurare il silenzio, il 28 marzo il consiglio nazionale decreterà lo sciopero per i giorni successivi.
Già a dicembre Fimmg era entrata in stato di agitazione per lo stallo della trattativa (che contempla per i medici cambiamenti organizzativi ma non aumenti). «In questi mesi – dice il responsabile comunicazione Florence Corti– ogni segretario regionale scriverà al “suo” governatore chiedendogli un incontro.
Temiamo che la maggioranza dei presidenti regionali non sappia ciò che sta avvenendo nella trattativa con Sisac a Roma. Vorremmo comunque sapere la posizione della Regione sullo stallo del rinnovo dell’Acn gli eventuali rimedi che s’intende porre in atto, a partire dalla conferenza delle regioni». Se gli incontri non dessero esito soddisfacente partirà il braccio di ferro.
La Fimmg chiede un nuovo modello assistenziale nazionale in cui i fattori produttivi (personale, studi) restano in mano ai medici e non siano erogati dalle Asl. E non vuole che il modello sia finanziato “a spese del monte retributivo professionale” cioè girando ad aggregazioni organizzate dalle Asl gli incrementi ottenuti dai medici con iniziative frutto della loro buona volontà.
«Noi chiediamo di lavorare in strutture nostre, con collaboratori e infermieri nostri o delle nostre società di servizio, e vogliamo restare medici di fiducia del paziente, che ha scelto ognuno di noi con nome e cognome».
«A differenza di Fimmg non abbiamo dichiarato agitazione, ma la lontananza dal pensiero Sisac è identica, e identica la sofferenza della nostra categoria», afferma Giampietro Chiamenti presidente di Fimp, sigla leader dei pediatri. «I tecnici Sisac non convocano i sindacati dei pediatri da settembre (e nemmeno gli specialisti territoriali ndr), hanno affermato che prima dovevano sciogliere i nodi con i medici di famiglia e, concordato con questi ultimi, si sarebbe scesi nel dettaglio con noi.
Da allora abbiamo avuto colloqui informali e siamo approdati a un punto morto per loro stessa ammissione. Le regioni mirano a redistribuire a modo loro gli incentivi da noi ottenuti, in precedenti accordi, a fronte d’investimenti che avevamo fatto per migliorare il servizio.
Chiediamo che i fattori produttivi – i nostri collaboratori e infermieri – restino a nostra disposizione, e che sia riconosciuto quanto le aggregazioni di pediatri hanno fatto di buono in molte realtà: per rispondere alle urgenze in ambito Aft e alle esigenze delle famiglie e dei bambini si riparta da qui, se s’intende fare tabula rasa sarà lotta pure per noi».
Contratto dipendenti scaduto da due anni. Sinasfa: avviare un tavolo solo per farmacisti
Iniziare a ragionare sull’ipotesi di non far ricadere la figura del farmacista entro il contratto nazionale per i dipendenti da farmacia – scaduto da due per la parte economica -, che riguarda tutti i collaboratori, ma avviare un percorso dedicato che permetta di valorizzare la professionalità e la responsabilità del farmacista e definire questa figura anche alla luce delle evoluzioni a cui è chiamata la farmacia. È questo l’invito che Francis Empress, presidente Sinasfa, lancia a Federfarma, ma anche a tutte le rappresentanze della filiera, in modo da avviare un confronto all’interno della categoria: «Sono tante le considerazioni» spiega «ma prima tra tutti c’è la professionalità e la responsabilità del farmacista, che è diversa da quella di altri collaboratori, senza nulla togliere a nessuno. Una professionalità che in una contrattazione che vede seduti allo stesso tavolo tutti i lavoratori che operano entro la farmacia non può che vedersi appiattita. Vorrei ricordare per esempio che tra il farmacista con 2 anni di esperienza e il farmacista con 12 anni di esperienza ci sono 30 euro di differenza, come pure tra il primo livello, dei farmacisti, e il secondo livello, dei non farmacisti, circa 200 euro, pur con tutta la responsabilità del farmacista». Senza contare poi gli oneri a cui è chiamato il farmacista: «pagamento dell’Enpaf obbligatorio, oltre all’Inps, obblighi relativi all’Ecm, pagamento della quota all’ordine». Non solo: alla base della richiesta c’è anche «l’esigenza che ci sia un riconoscimento di un percorso di studi e di formazione, durato anni e certamente con costi e sacrifici da parte del farmacista». E poi ci sono anche gli adeguamenti «alle evoluzioni a cui è chiamata la farmacia e di conseguenza i farmacisti, tra farmacia dei servizi, pharmaceutical care e così via. La necessità può essere quella di voler ridefinire la figura stessa del farmacista in modo da seguire i cambiamenti della società, del Ssn, e della filiera». L’invito è allora di valutare una trattativa per la contrattazione dei dipendenti separata, in modo da arrivare a un inquadramento collettivo che riguardi la figura del farmacista: «Questo approccio potrebbe avere anche il vantaggio di snellire il percorso e magari accorciare la tempistica per il rinnovo di una posizione, che, lo voglio ricordare, grava sul dipendente: come ho detto, la posizione economica è ferma alle fine del 2012 mentre il potere di acquisto è andato riducendosi a una velocità elevata, causa anche la crisi».
Frances Giani
3 febbraio 2015 – Farmacista33